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Chi si attendeva la quiete dopo la tempesta si è sbagliato. Il Movimento 5 stelle, nonostante un sotterraneo lavorio di alcuni volenterosi pontieri che cercano di spegnere l’incendio agostano scatenato dallo scambio di “cortesie” tra il fondatore Beppe Grillo e il presidente Giuseppe Conte, ha registrato anche nelle ultime ore un nuovo terreno di scontro: la proprietà del nome e del simbolo.
Le voci di un incontro tra Grillo e Di Battista
In tutto questo si fa sempre più insistente la voce di un possibile incontro tra il Garante e l’ex delfino Alessandro Di Battista che, ove avvenisse, manderebbe un chiaro messaggio – e non di pace – a Conte. Più del “se”, è il “dove” e il “quando” la domanda che in molti – dentro lo stesso Movimento – si stanno facendo. E un’occasione potrebbe già essere alle viste, complice il tour dell’attivista che sta presentando il suo libro “Scomode verità” in giro per l’Italia.
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Di Battista: «Io e Grillo? Lo dicono giornali con credibilità zero»
Dell’incontro Grillo-Di Battista «si parlava». Ma «lo ha scritto Il Tempo che come sapete è un giornale che appartiene ad Angelucci della Lega. Quello che scrivono i giornali politici lascia il tempo che trova». Così Di Battista, intervenuto nella serata di venerdì 23 agosto a Riva Ligure (Imperia) per presentare il libro “Scomode verità. Dalla guerra in Ucraina al massacro di Gaza”, ha risposto all’indiscrezione di un’eventuale partecipazione di Grillo alla serata. Si parla di un tuo riavvicinamento a Grillo, gli è stato chiesto: «Si parla – ha replicato – lo scrive sempre Il Tempo…». E sulla possibile scissione tra Grillo e Conte e la disputa sul simbolo del partito, Di Battista non è andato oltre: «Affari del Movimento 5 Stelle, non ne faccio parte da tre anni». Escludendo così anche un suo rientro in politica: «Si può fare politica anche da fuori. Non so perché ciclicamente mi tirano in ballo giornali che hanno la credibilità ormai pari a zero. Io francamente non perdo più tempo».
L’ipotesi di un divorzio e il nodo della divisione dei beni
Tutti elementi non distensivi in rapporti già stressati. E in vista di un possibile divorzio, già si pensa alla divisione dei beni. Lorenzo Borrè, l’avvocato dei dissidenti, ha lanciato per primo il sasso nello stagno: a chi appartiene l’attuale simbolo 5s? «Il simbolo originario – ha spiegato a Repubblica – è di Grillo, che è anche l’unico titolare del diritto di utilizzo del nome ”Movimento 5 stelle”». Ha citato anche una sentenza della Corte d’appello di Genova del 2021, Borrè che, a chi, sponda Conte, dice che non è vero ha chiarito: «Il logo attuale appartiene all’associazione dell’ex premier, ma è una derivazione diretta di quello di Beppe» e «se il partito di Conte decidesse di utilizzare nome e simbolo contro la sua volontà lui potrebbe ottenere un provvedimento di inibitoria, con tanto di sanzione pecuniaria per ogni violazione». Falsità – ha tuonato dalle colonne del Corsera – Alfonso Colucci, deputato e notaio oltre che coordinatore dell’area legale del Movimento. «Sia il nome, sia il simbolo risultano intestati all’Associazione attuale – ha sottolineato – e Beppe Grillo in forza di specifici obblighi contrattuali — coperti da riservatezza e che non si riferiscono al contratto da 300 mila euro per la comunicazione che il M5S gli paga ogni anno — ha espressamente rinunciato a ogni contestazione relativa all’utilizzo sia del nome e sia del simbolo del M5S, come modificati o modificabili in futuro dall’Associazione medesima». Ma Colucci confida in una composizione: «Penso che da uno scambio pur acceso di vedute si potrà trovare una sintesi».
Patuanelli: «Secondo mandato regola da superare. Il campo progressista non è in dubbio»
Ha allargato il discorso di “pace” all’intero “pacchetto-Movimento” Stefano Patuanelli, capogruppo M5s in Senato, sicuro che non ci sia motivo «di paventare una scissione. Le scissioni in una comunità – ha chiarito in un’intervista al Sole 24 Ore – avvengono quando ci sono parti che non vengono ascoltate. Se si decide, come abbiamo deciso, di avviare un processo costituente – ha aggiunto -, gli iscritti devono poter discutere di tutto. Non sarò io, non sarà Conte né nessun altro della classe dirigente a imporre i temi ma nemmeno a limitarli».