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Meloni: “Sentito Trump, lavoriamo per nuovi negoziati sull’Ucraina”

Nel corso di un incontro a Palazzo Chigi con la premier danese Frederiksen, la presidente del Consiglio ha ribadito l’impegno dell’Italia per favorire un nuovo ciclo di colloqui sul conflitto. Ha rivelato anche di aver parlato con il presidente Usa poche ore prima. “Kiev ha dato segnali concreti”, ha detto. “Ma da Mosca nessun passo avanti”. Roma propone un processo in due fasi: prima tecnico, poi politico. Il Vaticano tra le possibili sedi di mediazione. L’obiettivo è un cessate il fuoco con garanzie di sicurezza 

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In occasione dell’incontro bilaterale a Palazzo Chigi con la premier danese Mette Frederiksen, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tornata a parlare della guerra in Ucraina, annunciando l’impegno dell’Italia per rilanciare un nuovo processo negoziale. Nelle dichiarazioni congiunte rilasciate alla stampa al termine del vertice, Meloni ha confermato i contatti in corso con leader internazionali, tra cui Donald Trump, e ha ribadito la necessità di avviare un dialogo serio e costruttivo per un cessate il fuoco duraturo.

Meloni: “Priorità è un negoziato serio”

La premier ha ringraziato apertamente Kiev per la disponibilità al dialogo: “Si sta lavorando a un nuovo turno di negoziati e la prima cosa che dobbiamo fare è ringraziare il presidente Zelensky e il governo ucraino che hanno dimostrato in queste settimane la sincera volontà di cercare la pace, accettando i negoziati. Dall’altra parte non abbiamo visto alcun passo concreto da parte russa al momento”, ha dichiarato. Meloni ha poi sottolineato: “Al di là di date e luoghi, la priorità a cui arrivare è che ci siano negoziati seri, in cui gli interlocutori vogliano tutti manifestare la disponibilità e la voglia di fare passi avanti. Questo è il centro del lavoro che dobbiamo fare adesso, per arrivare a un cessate il fuoco e un accordo di pace complessivo, che non può prescindere da garanzie di sicurezza per l’Ucraina”.


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Contatti internazionali e ruolo del Vaticano

La premier ha spiegato che Roma è in stretto coordinamento con alleati europei e americani: “In questi giorni siamo costantemente in contatto con diversi leader a livello europeo e americano. Ho sentito qualche ora fa Trump l’ultima volta, lavoriamo per avviare un nuovo turno di negoziati”. Ha poi delineato un percorso a tappe: “Siamo al lavoro con molti leader europei e Usa per arrivare prima possibile a negoziati che possano partire dal livello tecnico e poi raggiungere il livello politico”. Tra le ipotesi, anche il coinvolgimento della Santa Sede: “Penso sia molto preziosa la disponibilità che il Vaticano e il Pontefice, che ho sentito martedì scorso, hanno dato. Ci sono questa e altre ipotesi, per una prima fase di negoziati sul piano tecnico. Poi bisogna verificare la disponibilità degli attori e la praticabilità”.


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Meloni ha marcato la differenza tra le parti in campo: “Vale la pena ricordarlo per smontare una certa narrativa per cui i russi sarebbero stati disponibili alla pace”. E ha aggiunto: “L’Ucraina sta facendo molto bene la sua parte”. Una posizione condivisa dalla premier danese Frederiksen, che ha lanciato un appello chiaro: “Bisogna capire ora se la Russia vuole veramente la pace e abbiamo bisogno di un cessate il fuoco di 30 giorni, senza condizioni: la Russia deve fare un passo avanti”.

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Intesa Italia-Danimarca e questione migratoria

Meloni ha colto l’occasione per sottolineare la solidità dei rapporti con la Danimarca: “Se c’è un aspetto che mi piace sottolineare della collaborazione tra Italia e Danimarca è la sua concretezza. Mette non si perde in chiacchiere, è una persona molto operativa”, ha detto, definendo Frederiksen “la mia amica Mette”. “Due Paesi che sulla carta sono molto distanti, e due persone che politicamente dovrebbero essere molto distanti, si ritrovano a lavorare molto bene insieme per dare risposte concrete ai cittadini”, ha aggiunto. Tra i temi al centro dell’incontro anche l’immigrazione. Meloni ha annunciato un’iniziativa congiunta: “Italia e Danimarca vogliono aprire un dibattito politico su alcune convenzioni europee e sulle capacità di quelle convenzioni, a distanza di qualche decennio da quando sono state scritte, di sapere affrontare le grandi questioni del nostro tempo, a partire proprio dal tema del fenomeno migratorio”. L’iniziativa è sostenuta anche da Austria, Belgio, Lituania, Polonia e Repubblica Ceca. “L’obiettivo – ha concluso – non è indebolire le convenzioni, ma renderle più capaci di dare risposte al tempo in cui viviamo”.


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