Tutti gli occhi sono puntati sull’imminente viaggio di Giorgia Meloni alla Casa Bianca. Anche quelli del suo governo: “Va a difendere con determinazione gli interessi dell’Italia, innanzitutto, che è un grande Paese esportatore, colpito da una politica di dazi. Ma è anche un segnale da parte dell’Ue, che non c’è l’interesse di nessuno ad avere una guerra commerciale”, spiega Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ai microfoni di Sky TG24 Live On Gorizia. Si è parlato anche di Autonomia, di spesa militare, delle mire espansionistiche di Fratelli d’Italia sulle regioni del Nord Italia, di separazione delle carriere dei giudici.
Dazi: “Meloni vuole scongiurare guerra Ue-Usa”
Partendo dai dazi – dopo aver ribadito che “noi siamo alleati degli Usa sul piano politico, militare, economico, l’ultima delle utilità è una guerra a muso duro fra Ue, Italia e Usa” – Ciriani si mostra “fiducioso” sul fatto che politica e diplomazia facciano il loro corso. L’obiettivo è quindi andare oltre i 90 giorni di sospensione delle tariffe reciproche tra Washington e Bruxelles. Una delle ipotesi in campo, se questo non succedesse, è mettere in campo fondi europei per supportare l’economia. “Aspettiamo l’esito dell’incontro fra Meloni e Trump, poi decideremo il da farsi. L’ipotesi di usare i fondi del Pnrr o altri fondi, si determinerà solo eventualmente all’esito del colloquio di domani del presidente del Consiglio. Ma siamo fiduciosi che questa strada possa essere evitata”, dice il ministro.
Spese militari al 2% del Pil? “Obiettivo è questo, ma la strada è stretta”
Un altro tema sul tavolo è quello dell’innalzamento delle spese militari fino al 2% del Pil, come impone la Nato e come chiede Trump. “È un obiettivo, ma sappiamo anche che la strada per l’Italia è molto stretta perché siamo un Paese indebitato, e ora non vogliamo perdere l’outlook positivo certificato dalle agenzie di rating solo pochi giorni fa. Anche se pare noioso ripeterlo, sarà l’esito del colloquio fra Trump e Meloni a determinare in che modo, se e con che tempi raggiungere 2% spese militari”, evidenzia Ciriani. Poi ricorda che in Cdm si è da poco approvato il Dfp, dove per ora “non è prevista nessuna deroga al Patto di stabilità per nuove spese militari da approvare entro il 30 aprile, anche perché attendiamo l’esito del colloquio fra Meloni e Trump.
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“FdI vuole una grande Regione al Nord. Se non Veneto sarà un’altra”
Passando alle questioni interne, il ministro evidenzia come Fratelli d’Italia sia “il più grande partito italiano”, ma al tempo stesso anche “nettamente sottorappresentato in termini di governatori”. Visto che i sondaggi più recenti vedono FdI viaggiare intorno al 30%, è quindi “naturale” che “un grande partito aspiri a governare una regione del Nord”. Si guarda nello specifico al Veneto. Altrimenti, dice Ciriani, “sarà un’altra Regione”.
Riforme: “Faremo sia Autonomia che premierato”
Sulle riforme, Ciriani rassicura: sia Autonomia differenziata che premierato si faranno, nonostante le difficoltà. “Sull’Autonomia differenziata, Calderoli sa che fa parte del nostro programma e siamo intenzionati a portarla a compimento. Ci sono state osservazioni puntuali e profonde da parte della Consulta. Attendiamo che il ministro Calderoli completi il suo lavoro e anche quella riforma avrà il suo iter, senza rallentamenti, perché siamo leali con tutti i partiti della maggioranza e la porteremo a compimento entro la fine della legislatura”, ha detto il ministro. “Lo stesso – ha aggiunto – vale per il premierato. Tutte queste riforme, alla fine vanno tutte in prima commissione al Senato e alla Camera, e purtroppo c’è un imbuto dal punto di vista dell’iter in Parlamento – ha spiegato -. Una cosa alla volta, ma le faremo tutte quante. C’è un po’ di tempo da attendere perché il Parlamento deve fare tante cose, ma porteremo tutte le riforme a compimento entro il 2026”.
Giustizia, separazione delle carriere “può arrivare nel 2025”
Poi c’è la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. “Lavorando a tappe forzate, l’approvazione definitiva” entro il 2025 “è un obiettivo raggiungibile: nonostante le proteste scomposte di un pezzo di magistratura, la maggioranza intende andare avanti. Abbiamo ascoltato, ma chi governa ha il diritto di portare avanti i suoi obiettivi”, sottolinea il senatore. In ogni caso “il referendum giustamente ci sarà, e sarà il popolo sovrano a decidere se riforma va bene o è sbagliata e va rigettata”.