Il nuovo Def è atteso al varo del governo con un ribasso delle stime di crescita per il 2025 sotto il peso dei dazi americani in primis e della generale incertezza sulle prospettive economiche a causa del perdurare dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente. Il testo arriva con un giorno di anticipo rispetto alla scadenza del 10 aprile per l’invio al Parlamento. L’Ufficio parlamentare del Bilancio dovrebbe avere già trasmesso al Mef la lettera di validazione delle stime.
Verso taglio stime Pil
Il testo ribattezzato “Documento di finanza pubblica” non conterrà le stime programmatiche ma solo tendenziali, ovvero le previsioni al netto dei piani futuri del governo. Quindi escludendo eventuali interventi per rilanciare la crescita o i consumi, il pil di quest’anno potrebbe perdere diversi decimali rispetto alle stime autunnali fermandosi entro una forchetta tra lo 0,6-0,8% contro il +1,2% contenuto nel piano strutturale di bilancio dello scorso autunno. Il pil dovrebbe poi tornare a salire nel biennio successivo (il Dpb prevedeva rispettivamente 1,1% e 0,8%). Intanto secondo le ultime proiezioni macro della Banca d’Italia, il pil aumenterebbe dello 0,6% nel 2025, dello 0,8% nel 2026 e dello 0,7% nel 2027. Il Centro Studi di Confindustria italiano è allineato con una stima sul 2025 a +0,6%, ma con lo scenario più avverso di un’escalation protezionistica prevede un rallentamento fino +0,2%; nel 2026 tornerebbe a salire a +1%.
Approfondimento
In vigore dazi reciproci Usa su 60 Paesi, Cina al 104%. Borse in rosso
Il documento andrà trasmesso a Bruxelles entro il 30 aprile
Ad ogni modo le previsioni su crescita e conti entreranno nel vivo, come di consueto, in autunno con il lavoro di preparazione della Legge di Bilancio e quindi quando ingloberanno le misure del governo. Il Dpf passerà poi alle Camere che dopo le consuete audizioni voteranno la risoluzione. Il documento andrà quindi trasmesso a Bruxelles entro il 30 aprile. Il dossier dei dazi, invece, non sarebbe destinato ad impattare direttamente sul testo del nuovo Def in quanto sarebbe ancora troppo presto per elaborare delle proiezioni affidabili vista l’incertezza sul punto finale delle tariffe imposte dall’amministrazione Usa di Donald Trump. Non dovrebbe ancora figurare nemmeno la programmazione sulla spesa militare, il tema sarebbe ancora al centro delle elaborazioni da parte della Ragioneria.