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Alessandro Giuli: “Con Trump bisogna trattare, Elon Musk mi affascina”

Il ministro della Cultura in un’intervista al Corriere ha parlato dei rapporti internazionali dell’Italia, specialmente con gli Stati Uniti di Trump, e della sua nomina dopo la bufera che ha travolto il suo predecessore Sangiuliano. E sul tesseramento al partito ha assicurato: “Tessera platinum in arrivo… da ritardatario”

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“Se fossi all’opposizione del governo Meloni, invece di sbraitare penserei che l’attuale classe dirigente americana è l’unica che abbiamo a disposizione. E, di conseguenza, l’unica con cui siamo obbligati a trattare”. A dirlo è il ministro della Cultura Alessandro Giuli che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha parlato di politica e di cultura, raccontando anche i momenti della sua nomina a ministro dopo la bufera che aveva investito il suo predecessore Gennaro Sangiuliano. Alla domanda sul modo in cui l’Italia dovrebbe parlare con gli Usa, se singolarmente come Nazione o se insieme all’Europa, la risposta di Giuli è chiara: “È imprescindibile ragionare in termini di grandi spazi proprio perché il mondo è conteso da grandi forze imperiali, quando non imperialiste”, e chiarisce poi come dovrebbe essere il futuro del nostro Paese secondo lui: “Europa e Africa, Unione europea e Unione africana insieme, incasellate in un unico blocco. L’Italia sarebbe privilegiata dall’essere esattamente in mezzo”.

Giuli: “Musk mi affascina”

Alcune parole anche sul patron di Tesla Elon Musk, braccio destro e amico stretto di Donald Trump. Musk “mi affascina”, afferma Giuli, perché rappresenta l’elemento caratteristico, ma ancora contemporaneo, della vecchia America: quel mix di gigantismo e infantilismo con cui una volta gli americani conquistavano il West e adesso puntano allo spazio”. E spiega: “Mi riferisco a quella punta di infantilismo che spesso li fa uscire dai canoni del galateo diplomatico, che li fa esondare nelle politiche degli altri Paesi senza spesso neanche capire che materiale elettorale maneggiano. Anche qui, in fondo, sono dei geni; e come dicevo per Trump all’inizio, sono gli unici geni americani che abbiamo a disposizione in questo momento”.

La nomina a ministro

Nell’intervista ha trovato spazio anche il ricordo della nomina a ministro della Cultura, successiva allo scandalo che ha coinvolto il suo predecessore Gennaro Sangiuliano e che ha costretto il governo a fare un nuovo nome. Giuli spiega di non aver subito “nessuna guerra dal partito, semmai da qualche ultrà…”. Ma, aggiunge, “ho le spalle larghe fisicamente, intellettualmente e culturalmente. E soprattutto un petto che è stato messo al servizio della causa della destra prima ancora che nascesse Fratelli d’Italia”.

Il tesseramento a FdI

Poi una domanda anche sul tesseramento al partito di Fratelli d’Italia, a cui il ministro non era ancora iscritto. “Tessera platinum in arrivo… da ritardatario – assicura Giuli – In ogni caso, di quel partito potrei essere persino la tessera numero due, dopo Giorgia Meloni, o la tre, la quattro, al massimo la cinque. Conosco la nomenclatura del partito per averla raccontata e a volte anche criticata, da giornalista e opinionista. E sono un ministro politico, non un tecnico. E comunque non voglio rendite, non fondo correnti, sono nipote di un provinciale inurbato che non ha città o collegi da sfamare; e penso che tutto questo possa aver tranquillizzato chi eventualmente non era tranquillo”.

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