E ora i colossi cinesi, gli stessi che hanno aggiunto la produzione di auto a quelle che li hanno resi ricchi, come gli smartphone, alzano il tiro e puntano a sfidare anche la Ferrari. Xiaomi, in proposito, ha subito fatto il pieno di vendite (il numero uno Lei Jun, ha annunciato 289mila ordini iniziali nella prima ora di vendita) con il suo Suv tutto elettrico YU7, che ricorda molto nella linea il Purosangue del Cavallino rampante. Design a parte (la matita di Flavio Manzoni ha ispirato i cinesi), il modello della Ferrari non è (fortunatamante) elettrico e monta il mitico V12 di Maranello con 725 cavalli di potenza.
Un difficile tentativo di sfida al Cavallino italiano, ma soprattutto rivolto alla Tesla di e alla connazionale Byd rappresentata in Europa da Alfredo Altavilla. Come reazione, sia la casa americana sia la concorrente cinese, quest’ultima già nel mirino delle autorità per la guerra ai ribasso dei prezzi nel mercato delle e-car, potrebbero ora essere costrette a tagliare i listini. Il Suv di Xiaomi, infatti, è proposto con un listino (poco oltre 35mila dollari) di circa il 4% in meno rispetto alla Tesla Model Y, il rivale più venduto sotto la Grande muraglia.
Xiaomi, in questo modo, rafforza il pressing su Tesla: poco più di un anno fa aveva lanciato il suo primo modello SU7 (Speed Ultra 7), ma subito finito sotto osservazione a causa degli spunti stilistici presi dalla Porsche Panamera. Il prezzo base sotto i 30mila dollari risultava più conveniente rispetto alla Model 3 americana. Anche in quella occasione il lancio vide 50mila preordini in soli 27 minuti.
Tornando al Suv YU7 non è ancora chiaro se e quando arriverà anche in Europa. Per ora la disputa rimane in Cina.
A proposito di Xiaomi e del vizio di ispirarsi a linee, ma anche denominazioni note in tutto il mondo, come quelle italiane: solo un anno fa, in occasione della giornata inaugurale del Motor Valley fest, a Modena, l’allora sindaco Carlo Muzzarelli si era scagliato contro il gruppo cinese, reo di aver battezzato con il marchio “Modena”, capitale della Motor Valley, la piattaforma della nuova berlina “simil Porsche”.
Anche il governo, con il
ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva espresso il suo disappunto per l’appropriazione del nome “Modena”.
Tocca ora alla Ferrari, se lo riterrà, reagire alla scopiazzatura del suo (ma rombante) Purosangue.