Siamo alle soglie di un momento clou per lo sviluppo del nuovo nucleare in Italia, gli attori sono in campo e la Legge Delega che definirà la struttura di mercato con cui affrontare lo sviluppo dell’atomo si avvia all’esame in Parlamento. In questo contesto delicatissimo Lorenzo Mottura, vice presidente esecutivo della strategy di Edison, spiega al Giornale l’importanza di una visione programmatica di politica industriale, in un’ottica europea in cui “programmare i prossimi 30 anni partecipando allo sviluppo della tecnologia nucleare e delle infrastrutture legate al ciclo del combustibile può essere una scelta decisiva nel mix energetico del domani”.
Cosa intende quando parla di programmare?
“Vuol dire definire gli obiettivi dotandosi di una politica industriale che non punti solo alla decarbonizzazione, ma anche allo sviluppo economico e alla sovranità tecnologica, attraverso le sinergie europee”.
Come?
“Coinvestendo a livello europeo nello sviluppo della tecnologia Smr e nelle infrastrutture per la produzione del combustibile dei reattori e per il processamento dei rifiuti, abilitando la complementarità tra la terza e la quarta generazione nucleare”.
Mi sta dicendo che è necessario fare scala?
“Sì, solo così infrastrutture e tecnologia possono essere all’altezza della sfida enorme che abbiamo davanti. Partecipare a questa partita garantirebbe all’Italia sovranità tecnologica e indipendenza energetica, stimolando al contempo lo sviluppo economico del sistema Paese, facendo leva sulle competenze della filiera nucleare italiana”.
A livello Italia qual è la situazione?
“Siamo al lavoro. Nuclitalia (la newco Enel, Ansaldo, Leonardo) sta facendo scouting delle tecnologie e noi confidiamo che nel percorso di discussione della Legge Delega e con i decreti attuativi si crei quel presidio che consenta di stabilire una visione programmatica, considerare le diverse soluzioni in campo e il valore di una collaborazione a livello europeo. Un volano per il sistema Italia, se consideriamo che per ogni 100 euro spesi nel nucleare abbiamo un ritorno di 3,4 volte sul Paese.
Quali sono per lei gli obiettivi di lungo periodo da definire?
“Minimizzare l’utilizzo di uranio fresco, ridurre l’impatto dei rifiuti nucleari e minimizzare il costo grazie alla complementarità tra le diverse tecnologie nucleari e alla collaborazione a livello europeo. Definiti questi criteri, sarà possibile costruire una politica industriale coerente” .
Aggiungere il nucleare al mix energetico perché è cruciale?
“Il nodo è sempre quello di una maggiore indipendenza energetica e tecnologica, e il mantenimento di una quota di capacità programmabile complementare alle rinnovabili. Oggi il nucleare è a circa il 24% della generazione elettrica europea, abbiamo tante rinnovabili con tecnologia extra Ue e tutto il resto lo facciamo con il gas che vuol dire dipendenza da terzi, variabilità dei prezzi e maggior esposizione del sistema”.
A livello aziendale che senso ha per Edison?
“Il medesimo, quando sarà possibile affiancheremo il nucleare di taglia piccola allo sviluppo delle rinnovabili per progressivamente scendere con la produzione gas.
Puntiamo quindi a un equilibrio di portafoglio tra capacità programmabile e non. Al 2050 probabilmente avremo ancora bisogno del gas come combustibile di transizione e per questo stiamo studiando un progetto di cattura della Co2 delle nostre centrali a gas più efficienti”.