Il consiglio d’amministrazione di Tim dà il via libera alla modifica dell’oggetto sociale. L’intento è preparare la società a sprigionare le sinergie con l’ingresso nell’azionariato di Poste Italiane, che lo scorso marzo ha rilevato un 15% (arrivando a sfiorare il 25% delle quote) dall’ormai ex primo socio francese Vivendi. A dirà l’ultima parola sarà l’assemblea dei soci, in agenda il 24 giugno, che avrà anche una parte straordinaria. In particolare, sarà messa all’ordine del giorno «la modifica dell’articolo 3 dello Statuto sociale vigente in relazione al perimetro dell’oggetto sociale». Come si accennava, in ottica Poste la missione del gruppo si allargherà alla fornitura di nuovi servizi digitali tra cui assicurazioni, prodotti bancari, pagamenti digitali ed energia. L’assemblea voterà inoltre per la riduzione a 15 del numero massimo dei posti in consiglio di amministrazione (oggi 19), la modifica della percentuale di possesso azionario (dallo 0,5 all’1%) per la legittimazione alla presentazione delle liste e la modifica delle modalità e dei criteri di riparto tra le liste degli amministratori da eleggere.
Gli azionisti ordinari contrari alla modifica
dell’oggetto sociale e gli azionisti di risparmio potranno esercitare il diritto di recesso entro 15 giorni dall’iscrizione della delibera assembleare presso il Registro delle Imprese: la liquidazione per chi esercita il recesso è stata fissata a 0,2884 euro per ogni azione ordinaria e in 0,3295 euro per ogni azione di risparmio. Questi valori sono stati determinati dal cda con riferimento alla media aritmetica dei prezzi di chiusura di Borsa nei sei mesi che precedono la pubblicazione dell’avviso di convocazione dell’Assemblea del 24 giugno 2025.
L’efficacia dell’esercizio del diritto di recesso è subordinata al Golden power e al fatto che l’ammontare massimo da pagare ai soci recedenti «non ecceda complessivamente l’importo di 100 milioni». Se così fosse, allora il cambio allo Statuto non si farebbe, ma appare un’eventualità poco probabile in ragione del fatto che il titolo in Borsa (ieri -0,36% a 0,38 euro per azione) ha corso tanto e sarebbe più conveniente vendere il titolo sul mercato.
Le altre modifiche statutarie proposte al voto sono la possibilità di nominare un dirigente (diverso dal dirigente preposto alla redazione dei documenti
contabili societari) per l’attestazione in materia di rendicontazione di sostenibilità e la riduzione del numero dei sindaci effettivi e dei sindaci supplenti. Infine, l’assemblea straordinaria delibererà anche sulla proposta di modifica alla disciplina del diritto di intervento e dell’esercizio del voto in assemblea.
Ancora in ghiaccio il progetto di riconversione delle azioni di risparmio e l’abbattimento del capitale sociale.
Partite che l’amministratore delegato, Pietro Labriola, ha per ora accantonato per dare modo a Poste di esprimersi una volta definitivamente perfezionato (manca l’ok Antitrust) l’affare con Vivendi. Martedì, intanto, occhi puntati sull’udienza in Cassazione per la restituzione da parte dello Stato di un miliardo di canone concessorio.