in

Tax Freedom Day in Italia: cosa significa e perché è proprio oggi


I punti chiave

Il fine settimana appena cominciato è il primo libero dalle tasse. I contribuenti italiani, secondo la Confederazione generale italiana dell’artigianato di Mestre (Cgia), tireranno un sospiro di sollievo usufruendo di una preziosa boccata d’ossigeno. Dopo ben 156 giorni dall’inizio di quest’anno, sabati e domeniche compresi, il cittadino medio ha terminato di lavorare per pagare l’armamentario fiscale italiano che, in particolare, è costituito dall’Irpef, dall’Ires, dall’Irap, dall’Iva, dalle addizionali, dai contributi previdenziali, dalle tasse locali e da altri balzelli. Negli Stati Uniti lo chiamano il “Tax Freedom Day” .

Lo studio della Cgia

Secondo l’annuale elaborazione compiuta dall’Ufficio studi della Cgia, “da ieri e fino al prossimo 31 dicembre ciascun italiano eserciterà la propria professione per vivere e per migliorare la propria condizione economica”, c’è scritto in una nota della Confederazione che precisa ad ogni modo come si tratti di un esercizio di scuola che consente di misurare in maniera del tutto originale il peso fiscale che grava sugli italiani. La Cgia ha ricordato che, analizzando l’andamento dell’impatto delle tasse registrato negli ultimi trent’anni, il meno soffocante fu il 2005. Con alla guida dell’esecutivo, la pressione fiscale in Italia scese al 38,9 % del Pil, 3,8 punti in meno della soglia prevista per quest’anno. Diversamente il picco massimo è stato toccato nel 2013, quando con il governo guidato da Mario Monti che, però, dalla fine di aprile fu rimpiazzato da , il carico fiscale complessivo sul Pil toccò il 43,4%.

L’effetto della decontribuzione

La Confederazione generale italiana dell’artigianato ha evidenziato che, in base a quanto indicato nel Documento di Economia e Finanza del 2025, si stima una pressione fiscale per l’anno in corso del 42,7%; un livello in lieve aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al dato del 2024. Tuttavia, è necessario fare una puntualizzazione: va ricordato che la Legge di Bilancio 2025 ha sostituito la decontribuzione a favore dei lavoratori dipendenti con un’analoga misura che combina gli sconti Irpef con il bonus a favore delle maestranze a basso reddito. Mentre la decontribuzione si traduceva in minori entrate fiscali-contributive, il ‘bonus’ (che vale circa 0,2 punti percentuali di Pil) viene contabilizzato come maggiore spesa e quindi sfugge alla stima della pressione fiscale.

La pressione fiscale è destinata a diminuire

“Tenendo conto di questo aspetto – ha sottolineato la Cgia – nel 2025 la pressione fiscale sarebbe destinata a diminuire, sebbene di poco, attestandosi al 42,5%”. In questo caso il giorno di liberazione fiscale verrebbe anticipato di un giorno, di conseguenza i giorni di lavoro necessari per pagare le tasse sarebbero 155. Secondo le ultime stime dell’Istat riferite al 2022, sono quasi 2,5 milioni le persone fisiche presenti in Italia che sono occupate irregolarmente come dipendenti o abusivi. Sono uomini e donne che lavorano completamente in nero o quasi; quando operano in qualità di subordinati non sono sottoposti ad alcun contratto nazionale di lavoro o, se lavorano in proprio, in possesso di una partita Iva.

Il lavoro in nero in Italia

In valore assoluto il numero più elevato di lavoratori in nero è concentrato in Lombardia con 379.600 unità. Tenendo conto di un confronto europeo, l’Italia è tra i Paesi più tartassati, posizionandosi a sesto posto. Nel dettaglio, nel 2024 la pressione fiscale in Danimarca, primo Paese per tasse, era al 45,4% del Pil, in Francia al 45,2%, in Belgio al 45,1%, all’Austria il 44,8% e in Lussemburgo al 43%. L’Italia aveva un tasso del 42,6% del Pil.

Se da noi, come quest’anno, nel 2024 sono stati necessari 156 giorni lavorativi per pagare tutte le imposte, le tasse e i contributi, in Danimarca hanno lavorato per il fisco 166 giorni, in Francia e in Belgio 165, in Austria 164 e in Lussemburgo 157. La media Ue è stata di 148 giorni (-8 rispetto al dato Italia), mentre in Germania è stata di 149 (-7 giorni rispetto a noi) e in Spagna di 136 giorni (-20 giorni).


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


Tagcloud:

Nodi di maggioranza e opposizione

Abodi, “Prossima settimana in Cdm decreto con commissario stadi”