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Tassi Usa, scontro tra governatori Fed

Lo scontro interno alla Federal Reserve sulla direzione della politica monetaria si accende dopo le parole di Christopher Waller, membro del board e figura di peso nel Fomc. In un’intervista alla Cnbc, Waller ha aperto esplicitamente alla possibilità di un taglio dei tassi già il mese prossimo. “Siamo in una posizione tale per cui potremmo iniziare a tagliare i tassi già a luglio. Questa è la mia opinione, anche se non so se il comitato sarà d’accordo”, ha detto.

L’apertura del governatore nominato da Trump nel 2020 e potenziale candidato alla successione di Jerome Powell ha immediatamente alimentato letture politiche, tanto più che il presidente, tornato a martellare sulla Fed, ha definito Powell “stupido” per non aver già agito. Trump invoca da tempo un taglio aggressivo dei tassi, di almeno due punti percentuali, per alleggerire il peso del debito federale, oggi vicino ai 36mila miliardi di dollari.

Pur parlando con toni moderati, Waller ha espresso preoccupazione per il possibile deterioramento del mercato del lavoro. “Se stai iniziando a preoccuparti dei rischi al ribasso per l’occupazione, allora agisci ora, non aspettare”, ha dichiarato. “Perché dovremmo aspettare un crollo prima di tagliare? Forse dovremmo iniziare a pensarci già alla prossima riunione, perché non vogliamo arrivarci tardi”, ha rilevato.

Quella di Waller è una posizione minoritaria all’interno del Fomc. Lo stesso comitato, incluso Waller, ha votato all’unanimità questa settimana per mantenere invariati i tassi tra il 5,25% e il 5,50%. Il cosiddetto dot plot, che raccoglie le previsioni dei singoli membri, mostra un quadro diviso: sette membri non prevedono tagli nel 2025, due ne stimano uno, mentre i restanti dieci ne indicano due o tre.

La cautela prevale ancora, anche per via dell’incertezza sugli effetti dei nuovi dazi proposti da Trump. Waller, tuttavia, ha ridimensionato l’allarme. “Abbiamo fatto una pausa di sei mesi pensando a un grande shock tariffario sull’inflazione. Non lo abbiamo visto. Seguiamo i dati”, ha aggiunto evidenziando che “anche se le tariffe dovessero arrivare, l’effetto sarebbe una tantum, non persistente; non credo sia il caso di aspettare ancora molto”.

Powell, nella conferenza stampa di mercoledì, ha invece ribadito l’opportunità di restare in modalità wait and see, considerando la tenuta del mercato del lavoro e la recente moderazione dell’inflazione. A sostegno della prudenza anche l’indice manifatturiero della Fed di Filadelfia, pubblicato ieri e rimasto stabile a -4 a giugno: una lettura debole, con calo dei nuovi ordini e, soprattutto, una flessione dell’indice occupazionale, sceso ai minimi da maggio 2020.

Nonostante l’intervento di Waller, i mercati non scontano ancora un taglio a luglio. Secondo il CME FedWatch Tool, le probabilità restano vicine allo zero. Più verosimile un primo intervento a settembre.

Le Borse, però, hanno interpretato ottimisticamente il segnale, soprattutto quelle europee mentre a Wall Street solo il Dow Jones è rimasto positivo. Il segnale politico, comunque, è forte. Powell è in scadenza nel 2026 e Trump non rimarrà certo a fare lo spettatore.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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