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Se la Corte non sa fare i conti

Ma come lavora la Corte dei Conti nel nostro Paese? La domanda è tutt’altro che peregrina visto che parliamo di un organo di vigilanza e controllo decisivo per mantenere in carreggiata l’italica macchina pubblica. Sia in materia giurisdizionale e sia a riguardo degli scottanti compiti politico amministrativi. La clamorosa esposizione debitoria dello Stato e una storica opacità a proposito del suo bilancio ci porta a nutrire più di un dubbio (per essere buoni!) sul livello di efficienza dell’organismo. Infatti, la macchina ha ormai la deprecabile consuetudine a finire fuoristrada. Questa viziosità non è attribuibile alla qualità delle maestranze. Piuttosto come ha rilevato nei giorni scorsi anche il professor Sabino Cassese il problema risiede nella quasi esclusiva presenza e competenza degli addetti in campo giuridico. Con la conseguente assenza di professionalità in materia economica, statistica e delle discipline sociali. Mi chiedo, allora, come possa funzionare a dovere la macchina pubblica a livello finanziario se l’organo di controllo è pressocché privo di competenze specifiche? E infatti il motore di questa macchina è fuori giri. Con i travagli e le negatività che il cittadino è costretto a subire.

La Corte dei Conti dovrebbe avere la missione di guardare dentro con oculatezza alle voci delle entrate e delle uscite e presidiare tutte le spese pubbliche. E perché il compito venga svolto come si deve non è pensabile che possano occuparsene unicamente giuristi.

La politica che ha a cuore l’interesse della collettività dovrebbe dare una risposta a tale sbilanciamento. E intervenire per riequilibrare una situazione irragionevole. Qualcuno si dimentica che il controllo della spesa pubblica è l’attività cardine di uno Stato normale. E quindi virtuoso.

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Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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