Nuova fumata nera alla Bicocca. Ieri il cda della Pirelli è stato aggiornato di un mese. Il board, riunito da ieri mattina e fino al tardo pomeriggio ha deciso lo slittamento al 28 aprile delle delibere da approvare (compreso il via libera al bilancio 2024) su proposta dell’amministratore delegato Andrea Casaluci. Verrà, dunque, spostata anche l’assemblea degli azionisti che si terrà il prossimo 12 giugno, anziché il 27 maggio come previsto precedentemente. Resta, dunque, da sciogliere il nodo sul ruolo futuro dell’azionista cinese Sinochem all’interno della società per la nuova normativa emanata dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti che dal 2027 vieta l’uso di hardware e software integrati nei veicoli connessi o a guida autonoma se provenienti da aziende «che presentino sufficienti connessioni» con Pechino o Mosca. Per evitare ripercussioni sul mercato americano, le principali case automobilistiche potrebbero quindi scegliere fin da subito di non installare più il sistema Cyber Tyre di Pirelli, che utilizza sensori ed algoritmi per elaborare i dati provenienti dai pneumatici e trasmetterli ai sistemi di controllo del veicolo. Il problema è che Sinochem detiene il 37% del capitale della Bicocca, mentre la MTP-Camfin del vicepresidente esecutivo Marco Tronchetti Provera detiene il 26,4 per cento.
A ciò si è aggiunto l’annuncio fatto mercoledì sera da sui dazi alle auto che ha suggerito una valutazione più compiuta della situazione.
La riunione di ieri è stata costellata di lunghe disquisizioni sui nuovi provvedimenti decisi da Washington che non riguardano solo le nuove tecnologie ma anche le tariffe del 25% alle auto importate negli Usa che scatteranno dal 2 aprile. L’ultimo atto della guerra commerciale scatenata dalla Casa Bianca ha indubbimente complicato il negoziato ma rappresenta anche una ragione in più per trovare una soluzione definitiva con i cinesi.
Che non si è al muro contro muro è provato dal fatto che la proposta dell’ad di prendersi un altro mese di tempo è stata approvata ll’unanimità con l’intento di trovare una soluzione. «Il management di Pirelli continuerà a lavorare per trovare una soluzione per consentire alla società di adeguarsi alle nuove normative sul mercato americano così come avviene in tutti i mercati in cui opera», ha dichiarato l’ad Casaluci al termine del cda. Il dibattito sarebbe dunque stato acceso ma mai violento. Sul tavolo restano le due ipotesi: una riduzione della quota posseduta da Sinochem sotto il 25% oppure il ritorno in campo del Golden Power affinché la governance venga in qualche misura messa in linea con una riduzione del numero di consiglieri del Dragone.
Sembra, invece, accantonato il rischio di un potenziale ricatto da parte di Sinochem sull’approvazione del bilancio, anche perché così gli azionisti cinesi danneggerebbero se stessi.
Adesso l’obiettivo condiviso è risolvere un problema che rischia di azzoppare pesantemente la crescita di Pirelli limitandone l’operatività, non solo negli Stati Uniti ma anche nel mondo.