Il governo sta preparando un intervento urgente per evitare l’innalzamento automatico dei requisiti per andare in pensione previsto dal primo gennaio 2027, legato all’aumento dell’aspettativa di vita. L’obiettivo è sospendere l’incremento di tre mesi sull’età pensionabile, con un’operazione che dovrebbe costare circa 200 milioni di euro.
La misura, riporta Repubblica, potrebbe essere inserita in un pacchetto più ampio, atteso intorno alla Festa del Lavoro, che includerebbe anche incentivi per la crescita dei salari, legati al rinnovo dei contratti e alla contrattazione di secondo livello. Inoltre, si valuta un correttivo fiscale per evitare l’errore del cosiddetto “super acconto” Irpef, calcolato con criteri che non riflettono le attuali fasce contributive. Un intervento necessario prima che partano le dichiarazioni precompilate dell’Agenzia delle Entrate.
La situazione pensionistica
Se non ci sarà un intervento, dal 2027 l’età per la pensione di vecchiaia passerà a 67 anni e 3 mesi, mentre quella per l’anticipo pensionistico richiederà 43 anni e un mese di contributi per gli uomini, e un anno in meno per le donne. Un aumento che riflette i dati Istat ma che il governo intende congelare almeno per quell’anno, per poi eventualmente riconsiderare l’incremento a partire dal 2028, magari sommando anche ulteriori aumenti futuri.
Il rischio più immediato riguarda i cosiddetti “esodati”, stimati in circa 44mila persone: lavoratori che, tra il 2020 e il 2024, hanno aderito ad accordi aziendali per l’uscita anticipata e che, senza una modifica normativa, si troverebbero scoperti per tre mesi, senza reddito né pensione.
L’urgenza di chiarire la situazione è dettata anche
dalla necessità di dare certezze alle imprese, che stanno negoziando piani di prepensionamento. Al momento, l’Inps ha dovuto rimuovere dai propri sistemi l’adeguamento previsto, in attesa di una decisione politica definitiva.