I punti chiave
I punti chiave
Non è infrequente, soprattutto nelle persone più adulte, chiedersi quando sarà il momento di poter andare in pensione. In Italia una sorta di spartiacque è determinato dall’anno 1996, ovvero se i primi contributi sono stati versati prima o dopo tale data. Ricordiamo che ogni due anni l’età per ritirarsi dal mondo del lavoro cambia in base all’aspettativa di vita.
Cosa succede prima del 1996
In pratica, le regole di base prevedono se si è versato il primo contributo entro il 31 dicembre 1995 o dopo: nel 2025 si dovranno avere 67 anni e 20 anni di contributi per poter andare in pensione e il secondo requisito si basa sugli anni di contributi versati che valgono per la pensione anticipata. In questo caso, le donne dovranno possedere almeno 41 e 10 mesi di contributi, gli uomini esattamente un anno in più. Come anticipato, questi requisiti valgono per l’anno in corso ma saranno rivalutati nel 2027 in base all’aspettativa di vita: la stima è di un aumento di due-tre mesi ogni due anni.
Quota 103 e Opzione Donna
Come avvenuto in passato, però, oltre alle “regole base” sopra elencate a disposizione di tutti i lavoratori esistono Quota 103 e Opzione Donna, entrambi validi pure per l’anno in corso. Nel primo caso potranno andare in pensione coloro i quali entro la fine dell’anno avranno raggiunto i 62 anni con 41 anni di contributi. Spesso, però, non viene considerata così attrattiva perché si deve ricalcolare l’assegno che diventa meno ricco rispetto al contributivo e perché per altri cinque anni (fino ai 67) non si potrà ambire a un assegno maggiore di 1.860 euro mensili.
L’altra possibilità è Opzione Donna che possono sfruttare le lavoratrici che entro la fine dell’anno avranno accumulato almeno 35 anni di contributi e compiuto i 61 anni ma dovranno rientrare in alcune specifiche opzioni tra cui l’invalidità civile fino al 74%, caregiver, lavoratrici di aziende in crisi o persone licenziate.
Cosa succede dopo il 1996
All’inizio abbiamo detto che lo spartiacque è l’anno 1996: chi ha iniziato a lavorare da quest’anno in poi ha un diverso assegno per la contributiva anticipata che oggi è di 64 anni e consente di rititarsi dal mondo del lavoro fino a tre anni prima la pensione di vecchiaia ma l’assegno deve avere un “minimo” di circa 1.330 euro netti (il triplo dell’assegno sociale), per le donne che lavorano e hanno un figlio la soglia scende fino a 1.250 euro netti e diventa 1.020 euro se si hanno più figli. Invariate, invece, le soglie per la pensione anticipata (con la differenza uomo-donna di 42 anni e 10 mesi e 41 anni e 10 mesi) così come la pensione di vecchiaia che consente di smettere di lavorare a 67 anni con 20 di contributi ma bisogna avere l’assegno che sia uguale (come minimo) a quello sociale pari a 538 euro altrimenti bisognerà attendere il meccanismo di vecchiaia contributiva che arriva fino a 71 anni e cinque di contributi.
La novità assoluta
La vera novità di quest’anno è il “ponte” che si crea la previdenza pubblica e quella complementare: in questo caso si dovranno tenere in considerazione non soltanto i contributi dell’Inps ma anche quanto si è accumulato con la previdenza integrativa.
Ma come si fa a calcolare tutto in maniera automatica? Basta andare sul nella sezione chiamata “La mia pensione futura: simulazione della propria pensione”, ossia il servizio che “permette di simulare quale sarà presumibilmente la pensione al termine dell’attività lavorativa. Il calcolo si basa sulla normativa in vigore e su tre elementi fondamentali: età, storia lavorativa e retribuzione/reddito”.