«Le pretese dei ricorrenti sono respinte». Si chiudono così le 337 pagine della sentenza con cui l’Alta Corte di Londra ha bocciato le richieste di Luca Cordero di Montezemolo e del figlio Matteo, che avevano chiesto un risarcimento da 50 milioni di euro a carico, tra gli altri, del broker Daniele Migani, fondatore del Gruppo Xy specializzato in consulenza su grandi patrimoni, sostenendo di essere stati «vittime di una frode» per investimenti finiti male cinque anni fa. La vicenda era emersa dodici mesi fa e a novembre Migani, residente in Svizzera e con un passato anche da fisico nucleare al Cern di Ginevra, aveva subito pure un sequestro da 18 milioni in un’inchiesta milanese su presunti raggiri ad altri vip e imprenditori per le ipotesi di truffa, abusiva attività finanziaria in Italia e omessa presentazione della dichiarazione dei redditi. Sequestro poi però annullato dal Riesame. L’indagine comunque va avanti.
La sentenza londinese, spiega Migani, conferma «la correttezza e la professionalità con cui Xy, le società collegate e io abbiamo operato». Nella decisione, depositata ieri dopo una causa iniziata nel 2020, il giudice inglese ha respinto le accuse di truffa e negligenza e la richiesta di risarcimento, dando ragione a Migani, al manager Federico Faleschini e a una serie di società, tra cui Xy e Skew Base. La causa era stata avviata dai Montezemolo nel dicembre 2020 per contestare perdite finanziarie subite a seguito del crollo dei mercati dovuto alla pandemia da Covid. Il giudice, accogliendo la domanda di Xy, ha anche stabilito che l’ex presidente della Ferrari, il figlio e il family office londinese, G.I. Globinvestment Ltd, devono saldare le fatture arretrate per i servizi ricevuti. Il fondo Skew Base, attraverso cui sono stati realizzati gli investimenti, scrive il giudice, «era concepito e si è effettivamente rivelato un’operazione legittima e gestita in modo professionale. Non era uno schema Ponzi o qualcosa di simile».
E prima dei «disordini sui mercati causati dalla pandemia da Covid, gli investitori stavano ottenendo rendimenti significativi». In sostanza, è scritto nel verdetto, se non ci fosse stata la pandemia, gli investitori «avrebbero continuato a beneficiare di importanti rendimenti».