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Mediobanca: “Offerta Mps inadeguata”

Nessuna sorpresa dall’esito del cda di Mediobanca che ieri ha bocciato il prospetto dell’offerta di Mps. I toni ricalcano quelli già usati quando Siena ha lanciato la scalata a Piazzetta Cuccia. Con il voto contrario di Sandro Panizza e l’astensione di Sabrina Pucci (espressione del socio Delfin), il board ritiene l’Ops del Monte che partirà lunedì 14 «ostile e non concordata», «priva di razionale industriale e di convenienza per gli azionisti della banca», con un corrispettivo offerto «non congruo e del tutto inadeguato» perché risulta a sconto del 32% rispetto alla media del rapporto di scambio individuato dal cda di Mediobanca. Nella nota si segnala che alla data del comunicato dell’emittente, lo sconto implicito nel corrispettivo rispetto al prezzo dell’azione Mediobanca è pari al 3,9 per cento. La realtà combinata sarebbe rappresentata per il 62% dagli attuali soci di Mediobanca e dal 38% dagli attuali soci di Mps. «Ne conseguirebbe lo scenario paradossale in cui gli attuali azionisti di Mediobanca verrebbero a detenere la maggioranza del capitale sociale di Mps post Offerta, nonostante l’offerente abbia dichiarato l’intenzione di voler acquisire il controllo (anche di fatto) di Mediobanca». Secondo l’istituto guidato da Alberto Nagel, che lunedì terrà una conference call, la previsione di una doppia soglia nell’offerta l’una fissata al 66,67% (quale quorum idoneo a consentire di controllare l’assemblea straordinaria), l’altra fissata invece al 35%, «denota opacità in ordine alle reali finalità dell’offerta». Il cda stima, inoltre, dissinergie «per un totale di circa 460 milioni in caso di fusione tra le due entità bancarie e fino a 665 milioni in assenza di fusione». E ancora: «Il documento di offerta e il documento di esenzione di Mps non chiariscono l’assetto proprietario e di governance del gruppo risultante dall’aggregazione tra Mediobanca e Mps, lasciando aperta una significativa incertezza sul ruolo di azionisti rilevanti come Delfin e Caltagirone, che sono presenti sia in Mps sia in Mediobanca (e in Generali)», prosegue il comunicato. Che punta il dito su un «potenziale disallineamento degli interessi di tali azionisti rispetto a quelli del resto della compagine azionaria».

Nel frattempo, ieri sera è arrivata una notizia che riguarda un’altra partita del risiko bancario: i francesi del Credit Agricole richiederanno l’autorizzazione della Bce per superare la soglia del 20% del Banco Bpm. Il gruppo francese attualmente si trova al 19,8% e punta a rafforzare il suo investimento ma senza voler «acquisire né esercitare il controllo» sull’istituto di Piazza Meda, mantenendo la propria partecipazione al di sotto della soglia di Opa obbligatoria.

Ieri, intanto, il presidente del Banco Bpm, Massimo Tononi, ha sottolineato che le adesioni all’Ops lanciata da Unicredit continuano a essere «pressoché inesistenti, parliamo dello 0,1% del capitale. Questo conferma che l’offerta non è attraente».


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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