l dollaro inizia l’anno con il vento in poppa, sulla falsariga di quanto andato in scena negli ultimi mesi del 2024. Il Dollar Index, che misura la forza del biglietto verde rispetto a un paniere delle principali valute mondiali, si è spinto fino a 109,4, sui massimi da ottobre 2022 e questa forza relativa del dollaro ha comportato un analogo movimento in direzione opposta dell’euro, che ha toccato i minimi a oltre due anni contro la divisa statunitense. La moneta unica europea è sempre più a ridosso della parità e c’è chi, come gli hedge fund, da diversi mesi sta scommettendo con forza sulla discesa sotto la parità con il dollaro statunitense. Ammontano a circa 2,5 miliardi di euro le opzioni puntate sulla parità o inferiori passate di mano il 2 gennaio, circa quattro volte la media giornaliera del mese scorso (calcoli di Bloomberg basati sui dati di Depository Trust e Clearing Corporation). I fondi speculativi risultano aver assunto con convinzione posizioni ribassiste sull’euro già da fine di settembre.
La spinta maggiore della dinamica in atto sull’euro dollaro è da ascriversi alle aspettative che la crescita degli Stati Uniti supererà quella delle altre economie, con la Federal Reserve di Jerome Powell attesa mantenere i tassi di interesse a livelli più elevati rispetto all’Europa. Inoltre, si prevede che le politiche del presidente eletto stimoleranno ulteriormente crescita e inflazione. «Dopo la discesa fino a 1,0225, a questo punto la parità è il primo vero obiettivo», rimarca Saverio Berlinzani, analista senior di ActivTrades. «La forza del dollaro prosegue l’esperto di ActivTrades – è anche supportata da solidi afflussi di capitali, poiché i mercati azionari statunitensi hanno sovraperformato i mercati globali». Dello stesso parere anche gli analisti di Rabobank, Wells Fargo e Investec che vedono l’euro testare la parità rispetto al dollaro nel corso del secondo trimestre.
L’attuale trend appare molto solido e per vedere un’inversione servirebbe una discontinuità forte da oltreoceano, o con una Federal Reserve più aggressiva nel tagliare il costo del denaro o il palesarsi di toni più concilianti da parte del prossimo presidente degli Stati Uniti.
«A meno di un Trump che ammorbidisce i toni sul protezionismo o sugli stimoli fiscali nel giorno dell’insediamento (20 gennaio), il dollaro dovrebbe contare su un solido minimo all’inizio di questo mese», argomentano gli esperti forex di Ing. Un ulteriore slancio ribassista sull’euro potrebbe aver luogo anche in caso di ulteriore deterioramento delle prospettive di crescita del Vecchio continente.