Numeri record per il mercato del lavoro dell’Eurozona, ma la Bce invita a non cullarsi sull’attuale forte tenuta dell’occupazione. Il Bollettino Economico dell’Eurotower dipinge un quadro in chiaroscuro per il Vecchio Continente. La disoccupazione alla fine del terzo trimestre 2024 staziona sì al 6,3%, il livello più basso mai registrato dall’introduzione dell’euro – pari a 1,1 punti percentuali al di sotto del livello pre-pandemia di inizio 2020 – ma appare improbabile che tale eccezionale tenuta perduri ancora a lungo. Spagna e Italia sono le due nazioni che hanno registrato le maggiori riduzioni dei tassi di disoccupazione in questo periodo, rispettivamente -2,6 punti percentuali e -3,5 punti percentuali, mentre la Germania ha registrato un leggero aumento (+0,3%).
L’istituto presieduto da Christine Lagarde (in foto) pone l’accento sul fatto che la relazione tra occupazione e crescita della produzione, nota come «legge di Okun», suggerisce che gli sviluppi tra le due variabili erano ampiamente allineati nel 2022, mentre nel 2023 è emerso un divario. «La forte crescita dell’occupazione rispetto al Pil è stata sostenuta dalle aziende che hanno mantenuto i propri dipendenti, dall’aumento degli utili aziendali, dal calo dei salari reali e dalla riduzione delle ore medie lavorate per persona occupata», si legge nel Bollettino Bce. Si tratta di fattori una tantum che si stanno via via affievolendo, anche se l’istituto di Francoforte non intravede all’orizzonte un drammatico indebolimento. Emerge inoltre una forte eterogeneità settoriale: la crescita degli occupati risulta evidente nei settori delle costruzioni, dei servizi pubblici e professionali, così non è nel settore manifatturiero.
Sempre ieri sono arrivati gli indici Pmi per l’Ue elaborati da Standard & Poor Global che evidenziano un recupero, con l’indice Pmi Composito a 49,6 punti dai 48,3 di novembre, ancora comunque in territorio di contrazione per il secondo mese consecutivo.
Torna in area espansiva invece il Pmi servizi, salito a 51,6 punti. Torna in espansione anche il Pmi servizi dell’Italia (50,7 punti da 49,2), indicando «un rientro in zona di espansione dopo il breve periodo di declino.