I mercati il 2 luglio hanno regalato al Regno Unito un rapido promemoria di quanti danni possa causare l’incertezza. Le lacrime in Parlamento del cancelliere dello Scacchiere, Rachel Reeves, hanno scatenato una reazione immediata dei mercati obbligazionari, con forti vendite sui Gilt nel timore di un cambio della guardia al Tesoro e il rischio di un successore meno ligio al rigore dei conti pubblici. Il primo ministro Keir Starmer ha tamponato l’emorragia blindando la Reeves al suo posto, ma quanto accaduto rischia di avere ulteriori strascichi in autunno e ha subito allungato su Londra gli spettri della tempesta che tre anni fa spazzò via dopo soli 45 giorni il governo di Liz Truss, colpevole di aver varato tagli fiscali massicci e spesa pubblica aggiuntiva senza le adeguate coperture. Tutto è nato perché il governo si è trovato costretto, a causa di dissidi interni al fronte laburista, a quasi azzerare i tagli previsti nel progetto di riforma del welfare, con un potenziale buco di ben sei miliardi di sterline che andrà colmato con la prossima legge di bilancio.
A destare preoccupazioni oltremanica non è unicamente la solidità dei conti pubblici. Londra si ritrova senza più il fascino di un tempo in termini di polo di attrazione per i capitali globali. Gli ultimi dati evidenziano una vera e propria carestia di Ipo: il controvalore delle nuove quotazioni sul London Stock Exchange è crollato al minimo degli ultimi trent’anni nella prima metà di quest’anno. La più grande Ipo dell’anno al momento risulta quella di MHA ad aprile, che ha raccolto 98 milioni di sterline e complessivamente a metà anno sono stati raccolti 160 milioni con solo cinque debutti. Dall’ultimo Ipo Watch curato da PwC emerge che i proventi delle Ipo nel Regno Unito sono scesi a 100 milioni nel primo trimestre del 2025, ossia un terzo rispetto a quanto registrato nell’analogo periodo del 2024.
Per l’imminente futuro non si intravede una svolta, anzi. Il colosso cinese Shein ha abbandonato l’idea di quotarsi a Londra virando su Hong Kong, mentre Cobalt Holdings ha accantonato i piani per l’Ipo da 230 milioni prevista per giugno sul parterre londinese. La crisi non riguarda solo le nuove quotazioni. La fintech Wise ha espresso l’intenzione di spostare la sua quotazione principale da Londra a New York, seguendo le orme di Flutter Entertainment (colosso del gaming che controlla Sisal e Snai). Ancora più clamoroso sarebbe l’addio di AstraZeneca, la società di maggior valore del Regno Unito.
Le indiscrezioni circolate settimana scorsa vedono il gigante farmaceutico intenzionato a traslocare a Wall Street visto che il 40% dei suoi ricavi dipendono dagli Usa e ha promesso un investimento di 3,5 miliardi di dollari oltreoceano per proteggersi dagli eventuali dazi trumpiani.