Nel secondo trimestre del 2025 il clima tra le imprese italiane mostra segnali di cauta ripresa, pur restando in un quadro complessivamente fragile. Secondo l’indagine condotta dalla Banca d’Italia sulle aspettative di inflazione e crescita, le valutazioni generali delle aziende sulla situazione economica del Paese restano sfavorevoli, ma con un saldo negativo tra giudizi positivi e negativi in sensibile miglioramento: da -30 punti percentuali nel primo trimestre a -20 nel secondo. Un’evoluzione che interessa trasversalmente tutti i settori produttivi, le dimensioni aziendali e le aree geografiche.
A trainare questa inversione di tendenza è soprattutto la domanda interna, che torna a fornire segnali positivi per la prima volta dopo tre trimestri. Le imprese si mostrano anche più fiduciose sul fronte occupazionale, prevedendo una crescita dell’occupazione in tutti i comparti per il terzo trimestre. Anche le condizioni percepite per investire sono giudicate meno sfavorevoli rispetto al passato, e le previsioni per il 2025 indicano un incremento degli investimenti leggermente più marcato rispetto alla scorsa primavera.
Nonostante questi segnali incoraggianti, le incertezze restano. In particolare, preoccupano le conseguenze delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti: il 32% delle aziende manifatturiere e il 12% di quelle dei servizi segnalano già impatti negativi legati all’annuncio e all’applicazione dei dazi americani.
Per quanto riguarda l’accesso al credito, le imprese riportano un lieve miglioramento, mentre sul fronte dei prezzi, l’aumento registrato negli ultimi 12 mesi è stato contenuto e stabile sia nell’industria sia nei servizi. Le attese per il prossimo anno indicano un rallentamento delle dinamiche inflazionistiche.
Le aspettative di inflazione al consumo restano ancorate attorno al 2% su tutti gli orizzonti temporali (6, 12 e 24 mesi), segnalando una percezione di stabilità da parte del sistema produttivo.
In sintesi, il tessuto imprenditoriale italiano sembra recuperare fiducia, pur restando prudente e consapevole dei rischi globali che continuano a pesare sulle prospettive economiche.