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Ilva torna a battere cassa. In arrivo 5 miliardi di Stato


Una nazionalizzazione mascherata si profila all’ex llva di Taranto. Se infatti è ancora in pista il consorzio formato da Baku Steel Company e Azerbaijan Business Development Fund, che a fine marzo si è aggiudicato la corsia preferenziale per l’acquisizione del polo siderurgico, nelle trattative di queste ore con lo Stato sarebbe emerso che saranno risorse pubbliche per 5 miliardi a fare la parte del leone nel «salvataggio e rilancio» dell’azienda: 2 miliardi di prestiti bancari garantiti dalla Sace e 3 miliardi di contributi pubblici. Numeri che secondo quanto ricostruito dal settimanale Moneta in edicola basterebbero a salvare il gruppo nell’immediato, ma non a sostenere il piano di decarbonizzazione e rilancio vero. Nell’immediato, infatti, servirebbero ora quasi 7 miliardi (riducibili a 5 dopo l’indicente all’Afo 1): 1 miliardo per le manutenzioni, 2 miliardi per ripristinare il circolante, 2 miliardi tra capex e opex e 1,8 miliardi per l’acquisto degli impianti (valore questo che è fermo a prima dell’incidente). Altri 5-6 miliardi, da spalmare al 2030-32, occorreranno poi per il piano di decarbonizzazione e trasformazione, ove fosse confermato. E gli azeri, da parte loro, che ruolo avranno in tutto questo? La trattativa in corso fra il capo di gabinetto di via Veneto, Federico Eichberg, e il vice ministro azero all’Economia, Vali Yusif Oghlu Akhundov, punta a sventare una nazionalizzazione tout court, come ha proposto il leader della Cgil Maurizio Landini, ma di fatto non può non essere letta come una «nazionalizzazione mascherata».

In particolare, tra le richieste che stanno pervenendo tramite il viceministro azero ci sono contributi per l’energia, investimenti, la cig e aiuti dal Mase per quanto concerne la decarbonizzazione. Sarebbe infatti superato l’impegno azero della proposta iniziale: 1,1 miliardi circa tra cassa e valorizzazione del magazzino. Il che dovrebbe portare, a livello di patti parasociali, a una quota di capitale ridotta per il socio privato.

Va dunque in questa direzione «l’adattamento al piano» preannunciato dal ministro delle Imprese Adolfo Urso a seguito dell’incendio che ha interessato l’Altoforno 1 del polo tarantino. Non solo. Sempre secondo indiscrezioni è molto probabile che già nell’incontro programmato oggi a Palazzo Chigi con i sindacati ci siano sorprese anche sul fronte occupazionale, con un aumento dei dipendenti Ilva in Cig (al momento sono 4mila).

«Dobbiamo adattare il piano industriale a quello che è accaduto», ha detto Urso sottolineando che «si parte dal gas e quindi dalla nave rigassificatrice che deve essere ancorata al

porto di Taranto. Successivamente si potrà giungere all’obiettivo di impianti siderurgici green». Intanto, oggi le sigle sindacali hanno indetto uno sciopero nazionale di quattro ore in tutti gli stabilimenti dell’ex Ilva.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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