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Il bilancio di tre anni di embargo verso Mosca: economia in recessione e bollette alle stelle


Era il 24 febbraio 2022 quando i carri armati russi varcarono il confine ucraino, scatenando non solo una tragedia umana ma anche un terremoto economico le cui scosse continuano a farsi sentire. A oltre tre anni dall’inizio del conflitto, il bilancio delle sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia è in chiaroscuro, con l’Italia e l’Europa costrette a fare i conti con bollette energetiche esplose, catene di approvvigionamento spezzate e un commercio internazionale in affanno. La guerra però continua.

Se nel 2021 il Fondo Monetario Internazionale prevedeva per l’economia mondiale una crescita annua del 3,8%, oggi quel dato si è contratto al 3,3%, con l’Ue che ha subito il colpo più duro: +1,6% contro il +2,6% previsto. La frenata non è frutto del caso. Dietro questi numeri ci sono la crisi energetica che nell’autunno 2022 ha portato i prezzi dell’elettricità a triplicare, la stretta monetaria più aggressiva della storia dell’euro con la Bce che ha alzato i tassi di 400 punti base in un solo anno (anche se nell’ultimo anno sono stati tagliati fino al 2%) e il crollo dell’export verso la Russia e la Germania, quest’ultima sprofondata in recessione proprio per la sua dipendenza dal gas di Mosca. Ciononostante il commissario Ue all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha recentemente affermato che sulle sanzioni «si sarebbe potuto fare di più».

Per l’Italia il conto ammonta a 171,4 miliardi di euro tra il 2022 e il 2024, pari al 2,9% del Pil annuo. Una cifra che racchiude i 16,6 miliardi di mancate esportazioni verso Russia e Ucraina, i 22,9 miliardi persi nel commercio con la Germania e i 76,3 miliardi di maggiori costi per l’import di energia. Eppure, nonostante questo tsunami, il nostro Paese ha mostrato una tenuta migliore rispetto a partner come Francia e Germania, crescendo del 3,2% tra il 2021 e il 2024. Merito di un sistema produttivo diversificato, capace di assorbire meglio gli shock, ma anche di una dolorosa consapevolezza: la globalizzazione non è più un gioco a somma positiva.

Le sanzioni hanno creato un embargo asimmetrico, con un blocco più severo sulle importazioni dalla Russia (91,2 miliardi di euro per il 68% costituite da petrolio, carbone e gas) che sulle esportazioni verso Mosca (48

miliardi). L’Ue infatti intende colpire i settori che finanziano la guerra. L’effetto? Il prezzo del greggio russo (Urals) è calato ma l’export totale di Mosca è diminuito solo del 12% grazie al pivot verso Cina e India.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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