Per la prima volta i banchieri saranno costretti a confessarsi sul grande riassetto in corso, che cambierà il volto del credito e del risparmio degli italiani, davanti all’altare del sindacato. Lo faranno domani e martedì al 129mo consiglio nazionale della Fabi in programma fino a venerdì al Palazzo del Ghiaccio di Milano, in concomitanza con la dodicesima conferenza d’organizzazione del sindacato autonomo dei bancari. Con lo slogan Bank to the future la Federazione autonoma dei bancari italiani pone al centro del dibattito l’Europa, il futuro del settore del credito alla luce delle operazioni lanciate nel settore, le possibili aggregazioni e anche l’occupazione. Insomma, il risiko bancario e i suoi effetti sull’intero comparto, a cominciare dai 300mila lavoratori bancari, di cui 103mila sono interessati dalle partite aperte. Più nel dettaglio, i dipendenti in Italia di Unicredit sono circa 34mila, quelli di Banco Bpm 20mila, quelli di Bper 20.200, quelli di Mps 16.500, quelli di Mediobanca 5mila, quelli di Banca Generali 1.100, quelli di Banca Ifis 1.900, quelli di Anima 300.
A confrontarsi di fronte a una platea di 2mila persone con il segretario generale, Lando Maria Sileoni che nelle scorse settimane aveva invocato una «clausola sociale obbligatoria» per fusioni e Ops – saranno anche i protagonisti del risiko come l’amministratore delegato del Banco Bpm, Giuseppe Castagna, quello di Mps, Luigi Lovaglio, e l’ad di Unicredit, Andrea Orcel. E poi il timoniere di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che ha scelto di tenersi fuori dalla mischia, l’ad del gruppo Unipol Carlo Cimbri, di Bnl-Bnp Paribas Elena Goitini, di Bper, Gianni Franco Papa, di Mediocredito Centrale Francesco Minotti, il presidente di Crédit Agricole Italia, Giampiero Maioli, e il vicepresidente di Federcasse, Matteo Spanò. I dibattiti non si fermeranno, però, alle fusioni e alle Ops: sotto i riflettori ci saranno l’intelligenza artificiale che avanza, i nuovi modelli organizzativi che si impongono, una digitalizzazione sempre più rapida, e lavoratori che cercano certezze in uno scenario in continuo movimento.
Sul palco sono attesi anche il presidente della Lega Serie A, Ezio Simonelli, il professore ordinario di diritto del lavoro e relazioni industriali all’università La Sapienza di Roma Michel Martone, il direttore generale dell’Abi, Marco Elio Rottigni, e l’intervento del presidente della stessa associazione dei banchieri, Antonio Patuelli. Che ieri ha intanto parlato dal palco del Festival dell’Economia di Trento, confermando come il consolidamento in atto sia necessario per dare vita a nuovi campioni europei ma anche per mantenere i livelli di redditività raggiunti con l’aumento dei tassi. «Le banche non hanno il corno della fortuna. Coi tassi così bassi la rischiosità del prestito è alta» e «quindi c’è una possibilità di nuovi incrementi di crediti deteriorati, soprattutto se non c’è una stabilità di politiche economiche prospettiche sulle due sponde dell’Atlantico», ha detto Patuelli.
Aggiungendo, in un altro passaggio del suo intervento, che per completare l’Unione bancaria europea «mancano le regole comuni, non si può quindi lasciare incompleto un processo e iniziarne altri in ambito economico. Concluderla positivamente con codici e regole comuni significa rafforzare l’Europa e intraprendere nuovi ambiziosi obiettivi».