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Dazi, maratona Usa-Ue nel week-end

Il tempo sta per scadere e la tregua di 90 giorni è ormai arrivata agli sgoccioli. Se non verrà trovato un accordo tra Bruxelles e Washington, allo scoccare della mezzanotte del 9 luglio scatterà l’introduzione su scala globale delle tariffe annunciate il 2 aprile da , con aliquote comprese tra l’11% e il 50 per cento. Anche ieri, però, sono arrivate molte parole e pochi fatti. Il Commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, negli Usa per il round di colloqui sui dazi, ha incontrato nel pomeriggio i due capo negoziatori dell’amministrazione Trump, Jamieson Greer e Howard Lutnick. In mattinata aveva avuto un confronto con il segretario di Stato al Tesoro, Scott Bessent ( foto ).

Che non sembra essere stato decisivo, almeno a giudicare dalle parole di quest’ultimo: Bessent ha infatti preso tempo dichiarando al canale Cnbc che i negoziatori lavoreranno diligentemente nel fine settimana «per vedere cosa possiamo fare con l’Unione Europea». Poi ha aggiunto che entro la deadline del 9 luglio «ci potrebbero essere accordi commerciali» con 10-12 Paesi, senza specificare però quali. Quanto ai vertici di Bruxelles, ieri la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen in conferenza stampa ad Aarhus, in Danimarca, ha ribadito che l’Unione punta all’intesa «per il 9 luglio», che «è un compito molto esteso e complesso» e che l’obiettivo è «un accordo di principio, come quello che ha fatto la Gran Bretagna», perché «con un volume del genere in 90 giorni un accordo nei dettagli è impossibile ». E poi il solito refrain: «Noi vogliamo una soluzione negoziale ma allo stesso tempo ci stiamo preparando nel caso non ci sia un’intesa ». La Ue ha fissato una data per le contromisure (il 14 luglio) e starebbe lavorando per raggiungere un compromesso: accettare la tariffa universale del 10%, impegnandosi anche ad acquistare più prodotti made in Usa, in cambio di esenzioni settoriali, soprattutto per automotive, acciaio, alluminio, semiconduttori e farmaceutica. Intanto, sempre ieri, davanti all’assemblea annuale dell’Unione italiana vini, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti ha sottolineato che la perdita di valore del dollaro sui mercati valutari è una forma di «dazio implicito» che i Paesi e le merci di fatto già pagano. Per Giorgetti la partita è «molto complessa» e «il costo sicuro è quello dell’incertezza, un costo sicuro e immediato. Non sapremo fino all’ultimo dove il negoziato andrà a parare, ma se dura troppo tempo ciò produrrà danni. Per questo avevo caldeggiato un compromesso onorevole che mettesse da subito fine all’incertezza che permane e forse permarrà anche la prossima settimana», ha aggiunto parlando della trattativa sui dazi tra Usa e Ue.

Da Berlino, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha esortato l’Unione Europea a raggiungere un accordo «rapido e semplice» per «elim inare l’onere dei dazi sulle nostre imprese, che sono decisamente troppo elevati ». Merz ha poi sottolineato che i colloqui in corso «non riguardano un accordo commerciale minuziosamente dettagliato», ma «la rapida risoluzione di una controversia tariffaria».

Si è allineato anche il presidente francese, Emmanuel Macron, che nei giorni scorsi aveva tenuto una posizione più intransigente su «tariffe

zero» a ogni costo e che ieri ha invocato un accordo commerciale «il più rapidamente possibile» con i dazi «più bassi possibile». A premere per un accordo rapido sono anche alcune grandi aziende europee, da Mercedes a Lvmh.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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