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Novità in vista per l’imposta di soggiorno: l’imposta potrebbe essere estesa a tutti i quasi 8mila Comuni (non solo i capoluoghi, le unioni di comuni e i comuni turistici come accade ora) e rimodulata con un criterio di gradualità: da un importo fino a 5 euro nel caso di costo del pernottamento inferiore a 100 euro fino a un massimo di 25 euro al giorno negli alberghi di extralusso (oltre 750 euro a notte). Gli incassi verrebbero destinati non solo ad interventi nel settore del turismo ma anche a raccolta e smaltimento dei rifiuti. Le novità sono previste nella bozza del “decreto d’agosto” che arriverà mercoledì in Consiglio dei ministri e ha già provocato le reazioni negative delle associazioni di categoria. Il ministero del Turismo fa però sapere che si tratta di un’ipotesi non definitiva che non vedrà la luce nelle prossime ore: «Non si sono ancora concluse le interlocuzioni con le associazioni di categoria e gli altri attori istituzionali in vista di una possibile proposta di modifica della disciplina dell’imposta di soggiorno; il dialogo proseguirà a settembre».
Una imposta graduale per fasce di prezzo
Alla nuova imposta di soggiorno, secondo l’ipotesi contenuta nella bozza, si applicherebbe un criterio di gradualità in proporzione alle fasce di prezzo della struttura ricettiva (e non sulla base della classificazione): indipendentemente dal numero degli occupanti una cifra fissa fino a 5 euro se il prezzo per ogni notte di soggiorno è inferiore a 100 euro; fino a 10 euro per tariffe giornaliere da 100 a 400 euro; fino a 15 euro se il prezzo per notte è tra i 400 e i 750 euro; fino 25 euro per soggiorni da 750 euro a notte. Per il calcolo della soglia di prezzo non si considera il costo dei servizi accessori.
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La destinazione
I comuni dovranno destinare il gettito incassato con la tassa di soggiorno per interventi in materia di turismo ma non solo: le risorse andranno anche alla raccolta e smaltimento dei rifiuti.
La contrarietà delle associazioni di categoria
Confindustria Alberghi fa muro contro la norma allo studio, perché le strutture ricettive non possono essere «un mero bancomat per i Comuni». La presidente Maria Carmela Colaiacovo si dice «sorpresa» che «dopo mesi di dialogo proficuo e di confronto» si proceda «improvvisamente all’approvazione di un testo» che sembrerebbe far saltare «alcuni dei capisaldi su cui si innestava la riforma in discussione». Vale soprattutto per il vincolo di destinazione del gettito, nato per il sostegno delle attività turistiche e che «invece di rafforzarsi sembrerebbe venir meno» per coprire i costi del servizio rifiuti.
L’ipotesi preoccupa anche Federalberghi: le imprese del turismo «non condividono la proposta di aumentare ulteriormente la tassa». Anche perché «sono trascorsi solo pochi mesi da quando, in vista del Giubileo, il tetto massimo è stato elevato del 40%, passando da 5 a 7 euro per notte e per persona ed è stata introdotta la possibilità di utilizzarla per coprire i costi della raccolta rifiuti, snaturando le finalità dell’istituto».