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Il messaggio del Parlamento europeo, espresso nella votazione della plenaria di Strasburgo di giovedì 19 settembre, è indirizzato ai governi dei 27 Stati membri. Ed è il seguente: occorre cancellare le restrizioni all’uso delle armi fornite all’Ucraina, così da mettere nelle condizioni Kiev di raggiungere gli «obiettivi militari legittimi» in territorio russo.
Una parte di The Left, inclusa Carola Rackete, ha votato a favore del paragrafo 8 della risoluzione che, per l’appunto, invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni sull’uso delle armi occidentali consegnate all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo. La scelta della “Capitana” non è passata inosservata.
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Le divisioni nell’estrema sinistra
Su questo passaggio sono emerse le divisioni della componente di estrema sinistra che siede negli scranni dell’asssemblea di Strasburgo. Si sono espressi contro il paragrafo 8 la sinistra italiana di Ilaria Salis e Mimmo Lucano, il Movimento 5 stelle e la sinistra francese di Mélenchon. A favore, oltre a The left, gli svedesi Jonas Sjöstedt Hannah Gedin, il danese Per Clausen e i finlandesi Jussi Saramo, Merja Kyllönen e Li Andersson.
Il braccio di ferro con Salvini sulla politica dei porti chiusi
Rackete è la capitana della Sea Watch 3 che il 26 giugno del 2019, dopo aver soccorso 53 migranti nella zona Sar libica il 12 giugno, forzò il blocco a Lampedusa imposto dal leader della Lega Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno. In quell’occasione Rackete ha speronato una motovedetta della Guardia di finanza. Quell’iniziativa le costò alcuni giorni di arresti domiciliari e il sequestro della nave per sei mesi. Ma la proiettò anche alla ribalta internazionale, alimentando lo scontro tra le ragioni dell’accoglienza senza condizioni e la politica selettiva dei porti chiusi, inaugurata dall’Italia ma di fatto portata avanti anche da altri Paesi del Sud Europa. Alle elezioni Europee di giugno l’attivista è stata tra i 3 eletti in Germania della Linke. La Linke ha quasi dimezzato i voti rispetto al 2019, passando dal 5,5% al 2,7%.