Il leader leghista, ieri in piazza a Roma per festeggiare l’assoluzione, spinge sulla riforma della giustizia e sulla responsabilità civile dei magistrati. La replica dell’Associazione guidata da Santalucia: “La sentenza dimostra che non esiste un piano per interferire con l’azione politica”. Il vicepremier atteso oggi a Milano
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Dopo l’assoluzione per il caso Open Arms, il leader leghista Matteo Salvini ha scelto ieri largo di Torre Argentina, a Roma, per festeggiare l’esito del processo di Palermo e spingere sulla riforma della giustizia, ossia il primo provvedimento su cui la Camera sarà chiamata a votare dopo la pausa di Natale. “Non avevo paura, è una sentenza giusta che mi aspettavo. Ora la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati di chi sbaglia con dolo è fondamentale”, ha detto il vicepremier. A stretto giro è arrivata la replica di Giuseppe Tango, magistrato della sezione del Lavoro a Palermo e presidente della Giunta dell’Anm: “La sentenza rappresenta la dimostrazione plastica, se ve ne fosse stato bisogno, che non c’è nessun piano da parte della magistratura per interferire con l’azione politica. Leggere che si deve insistere sulla separazione delle carriere è assurdo”. Dopo la festa in piazza a Roma, Salvini replicherà a Milano in via Dante nel pomeriggio di oggi, domenica 22 dicembre.
Salvini: “Processo costato milioni di euro”
Ieri, a largo di Torre Argentina, i giovani della Lega – scesi in piazza per festeggiare con il leader del Carroccio – hanno consegnato a Salvini uno striscione con la maxiscritta “Il fatto non sussiste”, gridando “grazie Matteo”. Il vicepremier ha ricordato come siano stati tanti a chiamarlo o a mandargli messaggi: “Giorgia Meloni è stata una delle prime a chiamarmi. Mi han fatto piacere anche i tanti messaggi di politici di sinistra, sindaci, governatori, parlamentari, ex ministri perché un conto è la battaglia politica, un conto è volere il male degli altri. Mi ha poi fatto molto piacere il sostegno di Elon Musk, che ritengo persona illuminata”. Poi è tornato sul processo: “Devo dire che in tribunale a Palermo ho visto, una corretta, giusta e sana separazione di chi giudica rispetto a chi indaga. Ma non sempre è così”. Infine l’affondo: “Il processo è costato milioni di euro. Adesso la riforma della giustizia è ancora più urgente. Sicuramente la sentenza non metterà più alcun ministro in difficoltà nel suo lavoro”.
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“Avevo promesso agli italiani di bloccare l’immigrazione di massa – ha ricordato Salvini in piazza – L’ho fatto e non pretendevo medaglie, però neanche sei anni di galera. La sentenza di Palermo è il riconoscimento che ho fatto il mio dovere e mi ripaga di tante amarezze”. Per il leader leghista, l’assoluzione conferma che “una politica seria di contrasto all’immigrazione clandestina non solo è legittima ma è doverosa”. Poi la polemica con Giuseppe Conte, presidente del Movimento Cinquestelle e all’epoca premier, definito da Salvini “uno smemorato”: “Non l’ho sentito, ma onestamente di lui mi interessa poco. Io, a differenza di altri, non sono abituato a fuggire dalla mia responsabilità. Quando faccio una cosa ci metto la faccia, non sono abituato a cercare capro espiatorio o colpevoli”. Il leader pentastellato ha replicato a La7: “Lo smemorato è lui. Nella mia politica sull’immigrazione, esposta al Consiglio europeo del giugno 2018, non c’era scritto ‘porti chiusi’, che è una formula di propaganda di Salvini”. Come “propaganda di Meloni è dire ‘Facciamo il blocco navale’ e poi nel 2023 hai il record di arrivi”.
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Salvini ha parlato al telefono con Pier Silvio Berlusconi, figlio dell’ex premier Silvio e amministratore delegato di Mediaset. Secondo i giornali, ha promesso di continuare e finire il lavoro cominciato dal Cavaliere sulla giustizia. E sull’ipotesi di un ritorno al Viminale come anche auspicato da Musk, l’attuale ministro dei Trasporti ha detto: “Sto bene dove sto”. Aggiungendo subito dopo: “Per ora…”. Poi rivendica: “Quello che ho fatto al ministero dell’Interno è stato assolutamente corretto. Se qualcuno negli anni scorsi ha pensato ‘Non puoi tornare al Viminale perché sotto processo, sei potenzialmente un criminale’, questa cosa cade”. Ma ora c’è Matteo Piantedosi: “È un amico, un fratello. Non corro per sostituirlo”, rassicura il leader della Lega.
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Come detto, dopo le parole del vicepremier Salvini è arrivata la replica di Tango, il presidente della giunta dell’Anm, che ha evitato le polemiche ma ha tenuto a ribadire che la magistratura non ha alcun progetto di condizionare la politica. “La sentenza dimostra la autonomia dei giudici e soprattutto che la separazione tra giudicante e requirente non risolve i problemi della giustizia”. Non esiste, ha sottolineato, “una magistratura giudicante appiattita su quella requirente”.
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