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Schlein più forte, ma il Pd è un gigante solitario: pesa il crollo del M5s

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Vittoria sia pure scontata del centrosinistra in Emilia Romagna, dove il candidato dem Michele De Pascale sfiora il 57% e stacca la sfidante “civica” del centrodestra Elena Ugolini di oltre 16 punti. E soprattutto vittoria del centrosinistra in Umbria, sfida per la quale alla vigilia tutti gli istituti di sondaggi prevedevano un testa a testa, con la sindaca di Assisi Stefania Proietti che vince con oltre il 51% staccando la governatrice uscente della Lega Donatella Tesei di circa 5 punti e riportando a casa una storica regione rossa.

Il Pd cresce e si conferma primo partito, Schlein rinsaldata alla guida

Non è il tre a zero immaginato la scorsa estate, visto che in Liguria i veti e le liti nel campo largo da una parte e la scelta azzeccata dell’ormai ex sindaco di Genova Marco Bucci da parte della premier Giorgia Meloni dall’altra parte hanno decretato ad ottobre la sconfitta per un soffio del dem Andrea Orlando. Ma per la segretaria del Pd Elly Schlein è un due a zero in un’unica giornata di tutto rispetto, che la rinsalda alla guida del maggior partito dell’opposizione, perno inequivocabile della costituenda coalizione che dovrà sfidare il centrodestra a guida Meloni alle prossime politiche. Il Pd si conferma infatti, come per altro già in Liguria, primo in entrambe le regioni staccando di parecchi punti il partito della premier, Fratelli d’Italia: in Emilia Romagna ritorna abbondantemente sopra il 40% arrivando al 43% guadagnando ben sette punti rispetto alle europee di giugno mentre Fdi è attorno al 24%; in Umbria invece i dem si assestano al 30%, mentre FdI perde posizioni e si ferma al 19,4 per cento.

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Ma i dem devono fare i conti con il crollo del M5s. L’avvertimento di Renzi: si vince solo uniti

Eppure se si volge lo sguardo al resto del campo largo il quadro per il Pd resta piuttosto desolante, visto che dopo la Liguria si consolida il crollo del principale alleato, ossia del M5s, che come già accaduto in Liguria dimezza i propri voti. Quanto ai centristi, questa volta il veto del leader Giuseppe Conte non è stato totale come in Liguria, dove i renziani di Italia viva hanno dovuto rinunciare a candidarsi anche nelle liste civiche lasciando una maliziosa libertà di voto. Niente simbolo, dunque, ma renziani in campo nella lista del presidente in Emilia Romagna e nella civica ”civici umbri”. Ha buon gioco Matteo Renzi, al riparo dal mancato test del suo partito, a commentare: «Il centrosinistra unito vince. Il centrosinistra diviso perde. Lo dice la matematica da sempre, lo conferma la politica oggi».

Conte, la costituente del M5s e gli improbabili paletti per le alleanze

Il diverso impatto del voto sul Pd e sul M5s è testimoniato dall’arrivo subitaneo di Schlein a Perugia al fianco della neo governatrice Proietti («una vittoria bellissima, commovente») e dall’assenza di Conte, che pur congratulandosi mette avanti gli impegni di partito: «Vittoria strepitosa, ma stiamo preparando Nova, siamo in dirittura d’arrivo, la Costituente mi blocca a Roma». Già, per il M5s incombe l’assemblea costituente che il prossimo week-end dovrà votare per rifondare il movimento e superare la tutela del Garante Beppe Grillo, la cui carica potrebbe addirittura essere cancellata. Il magro risultato potrebbe teoricamente indurre gli iscritti a scegliere la ridotta dell’autonomia dalla destra e dalla sinistra nel nome delle origini, ma la realtà è che la scelta del campo progressista è per il M5s fuori discussione: anche le stesse vittorie in Emilia Romagna e Umbria spingono in quella direzione. Tuttavia c’è da scommettere che i paletti che i pentastellati vorranno mettere per la costruzione della futura alleanza sono destinati ad aumentare: la scelta è tra far sottoscrivere agli alleati addirittura un manifesto con «i principi non negoziabili del M5s» oppure puntare sul classico «contratto di governo» alla tedesca, soluzione più probabile.

L’avvertimento di Schlein: ogni singola parte della coalizione conta, vince l’unità e l’umiltà

Ma con questa sproporzione di voti il Pd potrà accettare veti programmatici, magari su temi come la politica estera e l’appartenenza atlantica? La minoranza riformista è già sul piede di guerra per spingere la segretaria a non sottostare oltre ai veti e ai paletti di Conte e a valorizzare maggiormente i centristi. Ma la stessa Schlein, analizzando a caldo il voto, mette le mani avanti sottolineando che «ha vinto l’unità e l’umiltà» e che «ogni singola parte di questa coalizione ha portato il valore della sua specificità per una vittoria collettiva». A buon intenditor (Conte) poche parole, per ora.


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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