Dopo le parole di Landini, che ha invocato una “rivolta sociale” parlando della mobilitazione indetta per il prossimo 29 novembre, hanno scatenato dure reazioni da parte di governo e maggioranza. L’opposizione, invece, ha espresso solidarietà al sindacalista, denunciando le minacce e le intimidazioni al leader Cgil. Ma anche dentro le sigle sindacali emergono fratture, con la Cisl che ha deciso di disertare la mobilitazione
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Le parole del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ieri ha invocato una “vera e propria rivolta sociale”, continuano a infiammare il dibattito politico sulla Legge di Bilancio tra governo e sindacati. Landini, preannunciando che lo sciopero generale del 29 novembre, aveva aggiunto che la giornata di protesta organizzata da Cgil e Uil, mentre la Cisl sarà solo l’inizio di una “battaglia” per trasformare non solo la manovra economica, ma l’intero Paese, con l’eventuale ricorso ai referendum. Otto ore di stop e manifestazioni territoriali per contestare le politiche su fisco, salari e pensioni, sanità, sicurezza sul lavoro. Si chiede di cambiare la manovra che non risolve i problemi del Paese, anzi lo “porta a sbattere”. Si dice no ai tagli e si rivendica l’aumento del potere d’acquisto, il finanziamento di sanità, istruzione, servizi pubblici e politiche industriali. Bisogna prendere “i soldi dove sono”: extraprofitti, rendite e grandi ricchezze, evasione. Non viene considerato sufficiente, inoltre, la conferma del taglio del cuneo fiscale.
Maggioranza all’attacco di Landini
Parole che sono suonate come un guanto di sfida lanciato all’esecutivo di Giorgia Meloni. E la reazione di Fratelli d’Italia non si è fatta attendere: sempre ieri, Tommaso Foti, capogruppo alla Camera del partito della premier, ha sottolineato che incitare a una rivolta sociale “integra gli estremi di un reato” e danneggia la reputazione dello stesso Landini. Diverso l’approccio delle forze di opposizione, che si sono schierate a difesa del leader Cgil. Il Partito Democratico ha chiesto di mettere fine alle “minacce”, mentre il Movimento 5 Stelle ha definito gli attacchi del centrodestra “ridicoli” e “surreali”. Solidarietà a Landini è anche da Alleanza Verdi e Sinistra, che ha condannato le “intimidazioni”. Va aggiunto che non sono solo i sindacati a criticare la manovra: nei giorni scorsi hanno protestato anche industriali, medici, Bankitalia e Upb. L’ultima ad aggiungersi è stata ll’Ania, che ha denunciato “interventi pesanti a carico esclusivo del comparto assicurativo”.
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Giorgetti: “Sorprende protesta sindacati”. Tajani: “Deluso da Landini”
Oggi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, rispondendo in audizione sulla manovra, ha affermato: “La prima cosa che ha fatto questo governo, ha messo risorse per le famiglie di reddito medio basso, qualcuno può discutere che sia giusto o sbagliato, sorprende che questo venga contestato proprio dai sindacati e da forze che dovrebbero difendere i lavoratori dipendenti. L’abbiamo messo sui lavoratori dipendenti, con lo scopo in qualche modo aiutare la crescita rilanciando la domanda e i consumi”. Anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, in visita di Stato in Cina con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è tornato sulla questione, denunciando che “quello della rivolta sociale non è un messaggio di grande responsabilità” perché fa pensare a “manifestazioni violente”, aggiungendo di essere rimasto “molto dispiaciuto e molto, molto perplesso di un atteggiamento fondamentalista” di alcuni sindacati, il sindacato “deve fare la sua parte e non ostacolare la tutela dei lavoratori”.
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La frattura tra Cisl e Cgil e Uil
Sempre da Pechino, Tajani non ha mancato di fare leva anche sulle spaccature interne ai sindacati: “Sono divisi: da una parte Cgil e Uil, dall’altra Cisl e gli autonomi, l’Ugl”. Il dialogo tra sigle sindacali, in effetti, da tempo non è privo di difficoltà e quest’ultima ulteriore frattura sullo sciopero generale cristallizza posizioni molto diverse. Ieri, ad esempio, è stata firmata la bozza di rinnovo del contratto collettivo degli statali con il consenso della Cisl, ma senza la firma di Cgil e Uil. Qualche giorno fa, in un’intervista la Corriere della Sera, Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, aveva tagliato corto: “Questa non è una manovra da sciopero. Ci sono molti elementi importanti che rispondono a precise rivendicazioni della Cisl, con la quasi totalità delle risorse per il sostegno al reddito dei lavoratori e di misure di inclusione”. Secondo Sbarra usare lo sciopero “in modo automatico, ideologico, compulsivo, porta a un suo indebolimento anche simbolico. Allontana le persone dal sindacato e conduce all’irrilevanza”.
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Manovra, emendamenti attesi l’11 novembre
Lo sciopero generale convocato il 29 novembre è infatti il quarto consecutivo di Cgil e Uil contro la manovra: lo avevano fatto nel dicembre 2021 quando c’era il governo Draghi, e poi a dicembre 2022 e a novembre 2023 con il governo Meloni. “C’è chi fa politica sindacale, come la Cisl, e chi, come Landini, vuole forse farsi aggregatore politico di un’ampia area partitico-sociale. Ma strizzare l’occhio ai partiti, fare da traino a un’opposizione che non ha bisogno di collateralismi, parlare per il terzo settore e l’associazionismo, non fa bene a nessuno”, aveva aggiunto Sbarra sempre al Corsera. La manovra intanto si appresta ad entrare nel vivo delle modifiche parlamentari. Il ciclo di audizioni si chiude oggi con l’intervento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dopodiché gli emendamenti sono attesi per lunedì 1 novembre.