Cambio del simbolo in standby
Del tanto discusso cambio di nome e simbolo, infine, non c’è traccia nelle questioni che saranno sottoposte agli iscritti. Nella proposta di revisione dello Statuto avanzata agli iscritti, il consiglio nazionale delibererebbe la modifica del contrassegno «su proposta del Presidente o del Garante». O. Tradotto: Conte potrà proporlo anche da solo e contro la volontà di Grillo. Ma Conte non ha interesse a cambiare il marchio storico: lo farà solo se al termine del processo costituente Grillo dovesse decidere di fare causa per la proprietà del simbolo.
Collocazione politica e alleanze
La questione della collocazione politica è quella che avrà più impatto sui rapporti con il Pd: gli iscritti si troveranno a scegliere tra “Dichiararsi progressista alla luce della nostra Carta dei principi e dei valori”, evidentemente la scelta su cui spinge il leader, e “Non dichiarare alcun posizionamento, ritenuto riduzionista, e mantenere la storica distanza dalla destra e dalla sinistra”. Una soluzione quest’ultima che se dovesse prevalere metterebbe la parola fine a ogni ipotesi di campo largo. Ma anche se, come è più che probabile, dovesse prevalere la prima opzione, resta da definire la modalità dell’eventuale alleanza con il Pd. Anche qui le scelte sono due: «condizionare le alleanze al alcuni fattori da allegare al Codice etico» oppure «vietare ogni forma di alleanza». Dando per più probabile la prima scelta, si chiede poi se condizionare le alleanze «all’elaborazione di un documento che dichiari i valori e i punti programmatici non negoziabili del movimento da far sottoscrivere alle forze politiche che intendano allearsi con il movimento», oppure «alla condivisione di un «accordo programmatico preciso», oppure alla «ratifica della base degli iscritti»
Si vota anche sul superamento del limite dei due mandati
Agli iscritti si chiede anche se intendano modificare o meno il limite dei due mandati. Tra le opzioni tra cui scegliere in caso di modifica, l’estensione del tetto a tre mandati, consentire, in deroga al limite dei due mandati, la candidatura a presidente di Regione o sindaco; consentire la possibilità di ricandidarsi dopo aver osservato una pausa minima di 5 anni al termine dei mandati elettivi attualmente consentiti.
Chi nel gruppo dirigente M5s sta con Conte
Ormai Giuseppe Conte e Beppe Grillo non si parlano più, ma è attorno a loro che si muove la gran parte della galassia Cinque stelle. Anche perché la Costituente ha prodotto un effetto polarizzazione: o con l’uno o con l’altro. Dall’uscita di Luigi di Maio, che durante il governo Draghi fondò una propria forza politica, il volto-simbolo del M5s è stato sempre di più quello di Conte. Nel gruppo dirigente del M5s, è contiana la vicepresidente vicaria Paola Taverna: l’ex senatrice è quella incaricata di tessere la tela delle alleanze locali. Col presidente anche i suoi vice nel Movimento Michele Gubitosa e Riccardo Ricciardi, entrambi deputati, e il senatore Mario Turco. Contiano doc il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, così come gran parte dei parlamentari. Vicino a Conte, ma non senza distinguo, il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, da sempre sostenitore convinto – più del presidente – della necessità del campo largo. Lontana dagli impeti grillini della prima ora, e quindi più affine al Movimento targato Conte, è la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde: anche lei sponsor della necessità di investire nel campo largo.
I seguaci di Grillo
Nel gruppo dirigente, vengono invece ritenuti filo-Grillo l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, che fa parte del comitato di garanzia del Movimento, l’ex ministro Danilo Toninelli, del collegio dei probiviri M5s, molto attivo sui social con attacchi a Conte, e il tesoriere Claudio Cominardi. Fra i parlamentari che hanno preso le difese di Grillo, la senatrice Maria Domenica Castellone. Non ha lesinato appunti critici a Conte, ma senza strappare, l’ex sindaca di Torino e ora deputata Chiara Appendino