Attualmente la consistenza massima annuale autorizzata dall’Italia per il contingente nazionale impiegato nella missione è di circa 1.200 militari, 350 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei.
A che punto è il ritorno degli sfollati dai villaggi lungo la linea di demarcazione? Si parla di 90mila persone: mi conferma il numero?
Dai colloqui avuti con il sindaco di Tiro, che riveste anche la carica di presidente dell’Unione delle municipalità dell’omonimo distretto, la cifra si aggira intorno alle centomila unità. A queste persone bisognose, che versano in situazioni di particolare disagio poiché costrette ad abbandonare i propri villaggi a causa degli effetti devastanti degli scontri che si protraggono da circa un anno, il 9 settembre è stata destinata un’importante raccolta di beni di prima necessità. Da comandante della Brigata “Sassari” mi sento orgoglioso di questo progetto di cooperazione civile-militare, frutto della grande generosità del popolo sardo e, in particolare, dell’amministrazione comunale di Sant’Antioco. Vale la pena ricordare che Libano e Italia, Libano e Sardegna, Sant’Antioco e Tiro sono orgogliosi della cultura millenaria che li lega sin dai tempi dei Fenici, sentimenti di reciproca vicinanza tra culture, orgogliosamente suggellati con il gemellaggio del 2017 tra la cittadina sarda e la municipalità libanese.
Come riuscite a garantire il supporto umanitario alla popolazione, in questa fase in cui le relazioni tra le parti sono così complesse?
Come operatori di pace, crediamo che il modo migliore e più immediato per aiutare la popolazione sia quello di proseguire nel dare piena attuazione al mandato e puntare a una de-escalation delle tensioni, in modo che le persone possano tornare alle loro case e ritrovare un po’ di normalità. Confido nei rapporti che noi italiani abbiamo stretto negli anni con le comunità nel Sud del Libano e con le autorità locali. Il successo della strategia d’intervento della componente civile-militare del contingente italiano di Unifil risiede soprattutto nella straordinaria capacità di interazione dei militari italiani con tutte le componenti della società presenti nel variegato mosaico libanese. Quello adottato dai “caschi blu” italiani è un modello d’intervento innovativo ed efficace, che se da una parte punta a un sempre maggiore coinvolgimento di risorse e competenze locali capaci di generare positive ricadute economiche del territorio, dall’altra rafforza la sicurezza e la stabilità nell’area, prevenendo e riducendo possibili tensioni all’interno dell’area di nostra responsabilità.
Il Forum tripartito si riunisce regolarmente o l’attuale situazione di crisi ha interrotto il dialogo tra Forza armate israeliane e libanesi?
Nell’assenza di relazioni formali tra Israele e Libano, e quindi di un accordo di cessate il fuoco permanente – scopo ultimo della risoluzione Onu – gli incontri tripartito costituiscono l’unico, efficace strumento, cui finora abbiano aderito le parti, per tentare di risolvere delicati aspetti relativi alla sicurezza, attraverso un’opera di mediazione che si attua mediante i rappresentanti di Unifil. L’ultimo incontro, generalmente con cadenza mensile e che viene presieduto dal generale spagnolo Aroldo Lazaro Saenz, capo missione e comandante delle forze di Unifil nel Libano meridionale, si è svolto a settembre dello scorso anno. Continuano, mvece, separatamente, i colloqui bilaterali con entrambe le parti.
In quante aree di competenza è suddiviso il Sector West? Quali altri Paesi sono impegnati in questo settore? Qual è l’area di competenza dell’Italia? Le basi sono Shama e Al-Mansouri?
Dal 2 agosto la Brigata “Sassari”, alla sua terza missione in Libano con i colori delle Nazioni Unite, ha assunto il comando del contingente italiano e del settore Ovest di Unifil, in cui operano circa 3.500 “caschi blu” di 16 delle 49 nazioni schierate nella regione ovest del “Paese dei cedri”. Il settore Ovest di Unifil è suddiviso in cinque aree d’intervento in cui, oltre al contingente italiano, operano un battaglione della Corea del Sud, uno malese, uno ghanese e uno misto irlandese-polacco. Del contingente multinazionale fanno parte 1.000 militari italiani, oltre 500 dei quali appartenenti alla Brigata “Sassari”, che operano nella basi di Shama, Al Manosuri e nelle basi avanzate UNP 1-31 e UNP 1-32 A ubicate a ridosso della “blue line”.
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