Le nostre banche dati, ha detto la presidente del Consiglio, “non sono violate da estranei ma da funzionari dello Stato che dovrebbero proteggerle ma usano il loro potere per fare altro con quei dati. Bisogna essere implacabili e non lo dico solo per loro ma anche per chi ha il dovere della vigilanza”
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“La cosa più importante riguarda l’infedeltà dei funzionari, l’hackeraggio non è il tema più importante, le nostre banche dati non sono violate da estranei ma da funzionari dello Stato che dovrebbero proteggerle ma usano il loro potere per fare altro con quei dati. Bisogna essere implacabili e non lo dico solo per loro ma anche per chi ha il dovere della vigilanza”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a Porta a Porta, in onda questa sera su Rai 1 a proposito dell’inchiesta milanese sulle attività di dossieraggio. “Se è inaccettabile che un funzionario che deve proteggere una banca dati, in realtà violi quella banca dati – ha proseguito la premier – è ugualmente inaccettabile che il suo superiore non si accorga che vengono fatte centinaia di migliaia di accessi abusivi. Quindi questa secondo me è la priorità”.
Un “mercato delle informazioni”
“Penso che in questa nazione esista ormai un mercato delle informazioni, come una volta venivano rubati i gioielli in casa delle persone, oggi accade con le informazioni sensibili. Continuiamo a vedere casi di ogni genere”, ha sottolineato ancora Meloni. “C’era il caso del finanziere distaccato alla Direzione Nazionale Antimafia che faceva decine di migliaia di accessi, che dossierava tutti i politici di centrodestra che si pensava potessero andare al governo. Poi c’è stato il caso del dipendente della banca che entrava nei conti correnti, tutti quelli della mia famiglia ovviamente. Adesso c’è un altro caso a Milano. Pare ci sia un altro caso a Roma. Penso che bisogna mettere fine a questo schifo”, ha concluso.