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Inchiesta dossier, vertice a palazzo Chigi: stretta su accessi a banche dati

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3′ di lettura

Dopo l’inchiesta di Perugia sugli accessi abusivi alle banche dati, le migliaia di file scaricati dal finanziere Pasquale Striano e i presunti dossier arriva dal governo una stretta e maggiore controllo sugli accessi alle banche dati. In un vertice a Palazzo Chigi con, fra gli altri, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, il procuratore antimafia Giovanni Melillo, i vertici di Polizia e Gdf e dell’intelligence sono stati individuati iter amministrativi e organizzativi con controlli periodici e «adeguati alert atti a scongiurare gli abusi».

1.411 cyber-attacchi nel 2023

A parlare della necessità di una vigilanza più stringente su banche dati e accessi anche il sottosegretario Alfredo Mantovano, intervenuto alle commissioni riunite Affari costituzionali-Giustizia della Camera, dove inizia l’iter del disegno di legge del governo sul rafforzamento della cybersicurezza. Considerata la necessità di difenderci dagli attacchi cyber, cresciuti in maniera “preoccupante” – 1.411 eventi con impatti su soggetti nazionali nel 2023, circa 117 al mese – e di vigilare sugli accessi alle banche dati, puniti ora «meno del furto in un supermercato», Mantovano considera “cruciale” il disegno di legge del governo sul rafforzamento della cybersicurezza nazionale.

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In arrivo un ddl sul rafforzamento della sicurezza nazionale

Il ddl, ha spiegato Mantovano prevede «sanzioni più adeguate per chi compie accessi illeciti alle banche dati». L’obiettivo è proprio quello di «rendere più seri i presidi contro questi comportamenti, rendendo più stringenti le indagini in caso di violazioni, utilizzando strumenti investigativi correlati a delitti puniti con pene più elevate, con la possibilità anche di applicare le norme previste per i collaboratori di giustizia nel caso di resipiscenza». È l’articolo 11 a modificare il codice penale intervenendo in particolare sull’articolo 615 ter, quello del delitto di accesso abusivo ad un sistema informatico, punito con la reclusione da 1 a 3 anni. Nel caso il fatto sia commesso da un pubblico ufficiale (è l’ipotesi che la procura di Perugia valuta per Striano) scatta l’aggravante e le pene salgono a 1-5 anni. Il disegno di legge inasprisce l’aggravante raddoppiando la reclusione a 2-10 anni.

Pene inasprite

E le pene sono innalzate anche nei casi in cui l’oggetto delle condotte delittuose siano sistemi informatici militari o relativi all’ordine o la sicurezza pubblica, alla sanità o alla protezione civile o comunque di interesse pubblico. Per l’ipotesi base si prevede la pena della reclusione da 3 a 10 anni, mentre per le fattispecie aggravate da 4 a 12 anni. Viene inoltre ampliato a due anni il termine per le indagini preliminari, qualora il fatto sia commesso in danno di sistemi informatici militari o relativi all’ordine o alla sicurezza pubblica o alla sanità o alla protezione civile o comunque di interesse pubblico. Prevista anche l’estensione della disciplina dei collaboratori di giustizia e dei testimoni agli autori dei reati informatici per i quali è stato attribuito il coordinamento al procuratore nazionale antimafia.

Siti bloccati da gruppi filo-russi e filo-palestinesi

Il tema della sicurezza cibernetica è poi importante, secondo il sottosegretario, nell’anno della presidenza italiana del G7. E l’accresciuto numero degli attacchi segnala l’urgenza dell’intervento normativo. Nei Ddos (Denial of service, si blocca un sito inondandolo di richieste di accesso), ha rilevato Mantovano, «sono particolarmente attivi gruppi filorussi e filopalestinesi».


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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