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Il Ppe guarda a destra e si conta in vista delle Europee: green deal sì, ma senza ideologia

I punti chiave

3′ di lettura

Un manifesto per tendere la mano destra, nel segno di un «Green Deal» indebolito, del sostegno alle proteste dei trattori e del rilancio delle politiche securitarie. Il Partito popolare europeo si prepara con questo obiettivo alla due giorni del Congresso che, a Bucarest, non vedrà solo l’approvazione del manifesto per la campagna per le Europee ma anche, e soprattutto, l’investitura di Ursula von der Leyen come candidata alla commissione Ue.

Europee, concluso Congresso Pse a Roma

La possibile ondata di destre e sovranisti

Saranno oltre 80 i partiti nazionali, provenienti da 44 Paesi diversi, riuniti al Romexpo della capitale della Romania. E folta sarà la delegazione di Forza Italia, guidata dal vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani e con la presenza, tra gli altri, dei capogruppo alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri. Il Ppe si prepara alla possibile ondata di destre e sovranisti basandosi su un dato: il gruppo dei Popolari, stando ai sondaggi, resterà stabilmente il più nutrito dell’Eurocamera. Da qui nasce la strategia del presidente Manfred Weber: fare da polo da attrazione a quei partiti che, partendo da destra, si apprestano a sostenere von der Leyen sia al Consiglio europeo sia a Strasburgo. E c’è un partito che, più di tutti, risponde a questo identikit: Fratelli d’Italia.

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Gli esclusi dal dialogo

È a loro, come ai partiti gemelli in Svezia o in Repubblica Ceca, che guarda Weber. Non tutte le formazioni dei Conservatori e Riformisti saranno oggetto di dialogo. Non lo saranno i polacchi del Pis, sconfitti dal popolare Donald Tusk alle ultime elezioni a Varsavia. Non lo potrà certamente essere Viktor Orban e il suo Fidesz. Il dialogo tra le destre e il Ppe non potrà infatti prescindere dal sostegno a una Ue più forte, all’Ucraina e allo stato di diritto. E chissà se il tema non sia stato al centro dell’incontro a Bruxelles tra la presidente del Pe Roberta Metsola e l’uomo che da tempo fa da raccordo con l’Europa nel governo, Raffaele Fitto.

Consenso scontato per von der Leyen

Nelle fila del Ppe non si esclude inoltre che il gruppo Ecr del futuro possa essere ben diverso da quello del passato. E qualche sommovimento – vedi il restyling in salsa moderata messo in campo da Marine Le Pen – potrebbe riguardare anche il gruppo Id, nel quale la Lega resta tuttavia ferma avversaria di von der Leyen. La presidente della commissione uscente parlerà giovedì dopo i Capi di Stato e di governo espressione del Ppe (15, tra Paesi Ue e extra Ue), l’intervento di Metsola e il voto del congresso. Un voto che si preannuncia scontato: solo la delegazione francese dei Republicains e quella slovena hanno manifestato contrarietà ad una riconferma di von der Leyen.

“Modello Ruanda” sui migranti

Nel frattempo già mercoledì il Ppe presenterà il suo manifesto dal titolo: «La nostra Europa, una casa sicura e bella per le persone». Sicura, innanzitutto. Tanto che nel capitolo migranti il Ppe sembra ispirarsi all’accordo Italia-Albania o al “modello Ruanda” forgiato dal governo britannico. «Chiunque richieda asilo in Ue potrebbe anche essere trasferito in un Paese terzo sicuro e sottoporsi alla procedura di asilo. In caso di esito positivo resterà nel Paese terzo»; si legge nel testo, che punta anche ad un rafforzamento del ruolo di Frontex, anche in chiave rimpatri.


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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