L’ex leader di Alleanza nazionale ed ex presidente della Camera, ospite a Start, ha toccato diversi temi di politica internazionale, dalla situazione francese al ruolo dell’Ue, fino ai rapporti con la nuova amministrazione Usa su cui sostiene: “Trump non è una minaccia”. Sull’immigrazione ha detto: “La destra deve preoccuparsi molto più di quanto sta facendo di garantire la reale integrazione di coloro che vengono ritenuti idonei a restare nel territorio nazionale”
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“Trump non è una minaccia, non credo sia un irresponsabile, bisognerà saperci parlare, capendo le ragioni degli americani”. È la valutazione di Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza nazionale, ospite all’interno di Start su Sky TG24. L’ex presidente della Camera ha aggiunto che “con una Ue indebolita do una valutazione molto positiva per dialogo del governo con gli Usa. Sui dazi, tutelare gli interessi nazionali significa fare squadra anche con gli altri Paesi europei”. Sulla premier ha speso parole di elogio: “Confermo che – non ci credevo molto all’inizio – il grande merito che ha avuto Giorgia Meloni è quello di riportare nella medesima casa politica una comunità. Soprattutto ha il grande merito di dimostrare con i fatti la postura dell’Italia a livello internazionale. Senza dubbi stando dalla parte di Kiev ma altrettanto certamente essendo cosciente che l’Europa deve dare vita a politiche meno astratte e ideologiche. Il desiderio di un’Europa più pulita e più green va bene ma attenzione a non strangolare l’economia reale in alcuni Paesi e i settori industriali”, ha concluso Fini.
Immigrazione e integrazione
“La destra, se vuole essere in sintonia con i suoi valori di riferimento deve garantire la sicurezza delle frontiere ma deve anche preoccuparsi molto più di quanto sta facendo di occuparsi della reale integrazione di coloro che vengono ritenuti idonei a restare nel territorio nazionale”, ha detto Fini, in passato anche co-fondatore del Popolo della Libertà e poi presidente di FLI. “Parlo di coloro che hanno il permesso di soggiorno, che fanno nascere qui i loro figli. Perché rifiutare a priori l’ipotesi di dar vita a quello che viene chiamato ius scholae? Meloni ha detto che non è nel programma ma diamo tempo al tempo”.
Fini: “Legge che porta il mio nome ormai è datata”
“La legge che porta il mio nome e quella di Bossi è ormai datata. Dobbiamo prendere atto che il fenomeno migratorio oggi è diverso rispetto al contesto in cui fu concepita quella legge”, ha detto Fini. “Quella legge – ha proseguito – aveva un pilastro tratto pari pari dalla Turco-Napolitano: se vieni in Italia con un reddito garantito allora ti diamo il permesso di soggiorno. Oggi i migranti scappano in molti casi da guerre e pandemie, ecco perché serve aggiornare la legge”.
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Fini: “Questione della fiamma nel logo FdI non interessa a nessuno”
La questione sul simbolo della fiamma nel logo di Fratelli d’Italia “non interessa più a nessuno”, ha detto Gianfranco Fini. “Quando nasce Alleanza Nazionale prima di occuparci di simbologie, ci siamo occupati di valori di riferimento, di ciò che è stato fatto in nome di quei valori. In primis quel che dissi a Yad Vashem”. “La fiamma rimase ma fu tolto il trapezio in cui c’era scritto Movimento sociale italiano perché era il riferimento a una fase in cui la destra non è nostalgica ma non può essere nemmeno una fiammella. Decideranno i dirigenti di Fratelli d’Italia. Se la politica si chiude in un fortino in cui discute di questioni tutte autoreferenziali poi si crea il distacco con la pubblica opinione”, ha concluso.
L’elogio a Meloni
Qualche giorno fa in una sala del Senato, Fini era presente alla presentazione del libro sul “caso di Futuro e Libertà ai tempi di Giorgia” scritto dall’ex deputato Carmelo Briguglio. Non era previsto che parlasse ma sollecitato dai relatori, ha accettato. E ha detto che non tornerà in politica. Ha ammesso di aver fatto errori “a iosa”. Compreso quello di aver sottovalutato le intuizioni di Giorgia Meloni alla guida di Fratelli d’Italia e poi dell’Italia. Che avesse votato per lei nel 2022, Fini l’aveva già rivelato. Ora ha completato l’elogio: “Ha fatto un piccolo autentico capolavoro” riuscendo a “ricomporre una comunità politica” in “un’unica casa”.