Emerge che sono 9 i milioni di euro all’anno che potrebbero essere spesi da Roma per vitto, alloggio e servizi per i 300 appartenenti alle forze di Polizia italiane impiegati nei centri migranti di Shengjin e Gjider. Opposizione all’attacco. L’esecutivo però non arretra
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Da settimana prossima le navi italiane torneranno a portare i migranti nei centri di accoglienza in Albania. Intanto non si placa la polemica ed emerge che sono 9 i milioni di euro all’anno che potrebbero essere spesi da Roma per vitto, alloggio e servizi per i 300 appartenenti alle forze di Polizia italiane impiegati nei centri migranti di Shengjin e Gjider. Attacca il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, che accusa la premier Giorgia Meloni di aver sbagliato di nuovo i conti “anche sui Centri di detenzione per migranti in Albania”. Per il capogruppo di Avs Filiberto Zaratti nella commissione Affari costituzionali della Camera, “l’affaire dei Cpr in Albania si profila ogni giorno di più come uno scandalo nazionale voluto dal governo Meloni e gestito dalla mano del ministro dell’interno Piantedosi”. Fonti del Viminale spiegano però che “l’importo di 9 milioni di euro rappresenta la spesa massima stimata nel caso in cui fosse utilizzata l’intera aliquota di personale di vigilanza prevista” e che “la scelta delle strutture è stata effettuata tenuto conto degli standard indicati dagli accordi sindacali”. In ogni caso, si tratta di una spesa minima rispetto ai costi dell’intera ‘operazione Albania’: “Lo stanziamento previsto, che potrà anche rivelarsi superiore ai costi effettivi, è riferito all’arco di cinque anni e consiste in 134 milioni di euro all’anno”, ha già anticipato il ministro Piantedosi.
Renzi: “Agenti servono in Italia”. Schlein: “Scandalo”
Le critiche piovono da più parti. “Il governo Meloni spende milioni di euro per mandare poliziotti e carabinieri italiani nei resort albanesi perché la premier non riesce ad ammettere di aver sbagliato. Quei poliziotti, quei carabinieri servirebbero nelle stazioni, nelle periferie, nelle strade italiane. Non nei resort albanesi. Stiamo buttando i soldi dei contribuenti italiani per un’operazione che non serve a nulla”, scrive su X Matteo Renzi. “L’accordo con l’Albania continua a far danni. Alle violazioni dei diritti umani di un’operazione che la giustizia ha già bollato come illegittima si aggiunge ancora l’enorme spreco di denaro proprio mentre il governo arranca con una Manovra recessiva che non garantisce i servizi essenziali, primo fra tutti la sanità pubblica. È uno scandalo, perpetuato anche ai danni dei cittadini italiani”, attacca la segretaria del Pd Elly Schlein.
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Il governo non arretra
Ma l’esecutivo non arretra. “Nonostante la sinistra strepiti e provi a smontare in tutti i modi possibili il protocollo Italia-Albania, incassa solo figure barbine. Dopo anni di accoglienza indiscriminata, di politica dai porti aperti a tutti e delle spese folli per sostenerla, con il governo Meloni finalmente si prova a dare una sterzata alla gestione del fenomeno. La sicurezza dei nostri cittadini è la nostra priorità. Ecco perché l’obiettivo è garantire approdo e accoglienza, nel rispetto dei diritti umani, a chi merita di restare nel nostro Paese, lottando contro i trafficanti di morte”, afferma in una nota Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.
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Weber: “Modello Albania via giusta ma serve tempo”
“Tutte le soluzioni innovative hanno bisogno di tempo. Il modello Albania rappresenta un tentativo, in linea con il diritto e i valori europei, di fermare il modello di business dell’immigrazione illegale: tutto cio’ che va in questa direzione e’ chiaramente il benvenuto”, ha detto, intanto, in un’intervista a La Stampa, Manfred Weber, leader del Ppe. Quanto alla controversia tra governo italiano e i giudici sulla definizione di Paese di origine sicuro, per Weber si tratta di “aspetti giuridici concreti e molto interessanti che ci dovrebbero spingere ancor di più ad accelerare sull’applicazione del nuovo Patto migrazione, che porta con se’ certezza giuridica sulla questione dei Paesi di origine sicuri”.
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Lo scontro tra governo e magistratura
Continua intanto lo scontro tra governo e giudici. Il presidente delle Camere Penali italiane, Francesco Petrelli, ha fatto sapere che “il tribunale di Bologna si è mosso con particolare prudenza collocando le sue richieste all’interno di corretti parametri normativi e giurisprudenziali sovranazionali e nazionali. Francamente impossibile cogliere in quella scelta, ricordiamolo, di interlocuzione pregiudiziale con la Corte di Giustizia, un attacco alla politica. I decreti non hanno cambiato la sostanza ma hanno spostato ancora una volta in avanti la storica contesa fra veritas e auctoritas”. Il riferimento è alla decisione dei magistrati bolognesi di chiedere lumi in Europa sui Paesi considerati sicuri per gli eventuali rimpatri. Anche l’Anm nel mentre ha fatto sentire la sua voce, parlando di “continui attacchi” anche “personali” nei confronti di tutte le toghe che “non assecondano la volontà del governo”. Una protesta che viene bollata come “il solito comizio” dalla Lega che invita i Pm ad andare “a lavorare”. La Giunta esecutiva centrale dell’Associazione Nazionale dei Magistrati si è quindi riunita per fare il punto e in una nota ha osservato: “Si respira un’aria pesante”. E ha parlato di “ferite” inferte alle “istituzioni” e di un centrodestra che non accetta “l’autonomia e l’indipendenza” dei magistrati e che “non tollera che i giudici si esprimano senza assecondarli”.