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«Queste esternazioni sono del tutto incompatibili con gli obblighi da te specificamente assunti nei confronti del Movimento con riferimento sia alla malleveria sia ai contratti di pubblicità e comunicazione: ciò mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l’esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria, e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione». E’ quanto scritto dal leader del M5s nella lettera al garante Beppe Grillo pubblicata dal corriere.it. Stiamo parlando tra l’altro dei 300mila euro di compenso a Grillo per le sue non meglio specificate attività di comunicazione
Conte a Grillo: devo valutare recesso da contratti
«Vorrei segnalarti che le tue reiterate esternazioni pubbliche stanno accreditando agli occhi della opinione pubblica una concezione ’dominicale’ del Movimento, considerato che una singola persona – per quanto essa sia il meritevole ’fondatore’ – pretende di comprimere il confronto deliberativo all’interno dell’associazione, contrastando in modo plateale il valore fondamentale che ha ispirato la nascita e lo sviluppo del Movimento stesso: il principio democratico e della libera partecipazione dei cittadini ai processi decisionali. Questa tua condotta, che sta alimentando il dibattito pubblico con connessi accenni a futuri contenzioni legali e a potenziali scissioni, rischia di appannare le energie e l’entusiasmo che questo processo costituente sta liberando, con il risultato di compromettere gli sforzi che una intera Comunità sta portando avanti per rilanciare – con forza e decisione – l’azione politica del Movimento, coinvolgendo anche i simpatizzanti non ancora iscritti», recita ancora la missiva.
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«Gravi inesattezze e distorsioni su ruolo garante»
Conte nella lettera rimprovera a Grillo «gravi inesattezze» contenute nella sua nota del 5 settembre, nonché «evidenti distorsioni sul ruolo e sui poteri del Garante». E questo perché «la custodia dei valori fondamentali dell’azione politica del movimento e il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme statutarie», si risolvono «in una moral suasion, ma di certo non si estendono all’esercizio di un supposto diritto di veto o addirittura alla inibizione della consultazione assembleare su uno o più temi della vita del Movimento. Un insuperabile ostacolo a questa tua visione è il principio democratico su cui si fonda ogni esercizio di attività associativa politica». Per Conte quest’ultimo è «un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico – a prescindere da specifiche previsioni statutarie – che vale per tutti gli organismi associativi, ancor più per le associazioni politiche, e che attribuisce all’Assemblea degli iscritti un potere ’sovrano’», continua. Statuto alla mano per Conte «nessuna preclusione può essere imposta al potere deliberativo dell’assemblea su nessuno dei temi sopra richiamati (dai principi fondativi del Movimento 5 Stelle, al simbolo, al nome, ndr) né tanto meno il tuo potere di veto, come pure scrivi, può estendersi genericamente anche a “ulteriori temi che dovessero emergere e/o risultare all’esito della consultazione tra gli iscritti”», conclude.
Nuovo scontro Grillo-Conte