Gentilissimo Ingegner John Philip Jacob Elkann, per parenti e amici detto Jaki, Le scrivo questa lettera così come risulta che Lei abbia fatto annunciando, per iscritto, al presidente della commissione Attività Produttive della Camera, Alberto Luigi Gusmeroli, di disertare la convocazione in Parlamento, spiegando che “non essendoci aggiornamenti dall’audizione dello scorso venerdì 11 ottobre da Lei stesso presieduta, non abbiamo nulla da aggiungere rispetto a quanto già illustrato dall’amministratore delegato”. Lei attende di essere convocato a Palazzo Chigi per un incontro istituzionale. Probabilmente, anzi sicuramente, l’aula parlamentare non è di Suo gradimento, per eredità ha ricevuto siti più adatti e confortevoli alle sue Esigenze,anche se sua madre Margherita le ha negato l’accesso a villa San Martino, residenza storica della famiglia a Villar Perosa. Però mi sembra opportuno ricordarLe che suo nonno, Gianni detto l’Avvocato,è stato, per nomina di Giovanni Spadolini, senatore a vita della Repubblica, il prozio Umberto senatore della VII legislatura dal luglio del 1976 al giugno del 1979 nelle file della Democrazia Cristiana, così la prozia Susanna per il partito repubblicano e poi Ministro degli affari esteri, per non dimenticare il trisnonno Giovanni Agnelli, senatore del Regno d’Italia della XXVI legislatura.
Insomma i suoi parenti vicini e lontani hanno tutti frequentato le aule ottocentesche di Roma dalle quali Lei si tiene a distanza. Non è proprio questo lo stile Agnelli, grande favola di paese, ma Lei,essendo un Elkann preferisce forse non aderire del tutto a certe abitudini, tranne quelle finanziarie e fiscali. Epperò Le ricordo anche che non basta presentare al capo dello Stato l’ultimo modello di vettura uscito dalle fabbriche, di quelle dismesse non si parla. E nemmeno è elegante attendere la convocazione a Palazzo Chigi dove, presumo, l’inquilina attuale potrebbe essere pronta ad indirizzarLa verso la più vicina uscita di emergenza, senza nemmeno offrirLe un bicchiere di Perrier, l’acqua minerale di cui Lei detiene,tra le altre, la proprietà.
Faccia uno sforzo, come quando, giovane studente a Parigi, le rubarono un giaccone e, orgogliosamente, si impegnò per tutta la giornata a recuperarlo,come accadde, a sera, non fu meglio precisato come e con chi, in un quartiere periferico.
Indossi uno dei suoi cachemire di rosa confetto che fa tanto collegio salesiano san Gip (Giuseppe) di Torino, parta a bordo di una automobile qualunque del gruppo, raggiunga la capitale, dove c’è una delle dimore di famiglia, anche questa,l’alloggio intendo, in vendita, e mostri la Sua faccia timida ai signori del Parlamento. L’accoglieranno con un applauso. Tutti, tranne Carlo Calenda. Con rispetto.