Manovre e contromanovre di Stellantis in Europa per dare un futuro, in questo mercato, alle auto cinesi del partner Leapmotor. Peccato che della possibilità di produrre uno dei modelli previsti in una fabbrica italiana non se ne parli più, anche da prima che l’Ue varasse i dazi contro le vetture elettriche importate da Pechino. E se a Tychy, in Polonia, nell’ex impianto di Fca è in corso la produzione della piccola a batteria T03, con componenti spediti dalla Cina, su dove realizzare il secondo modello, il Suv B10 sempre elettrico, è in corso una riflessione dettata, come sembra, dallo stop del governo cinese di investire nei Paesi che hanno detto sì ai dazi. Ne parla, citando fonti bene informate, l’agenzia Reuters e i candidati a ricevere la linea del Suv, al posto di Tychy, sarebbero il sito di Opel, a Eisenach, in Germania, e quello di Trnava, in Slovacchia. Non a caso due Paesi (gli altri sono Ungheria, Malta e Slovenia) che hanno votato contro la tassa anti auto elettrica dalla Cina. La produzione del Suv B10, comunque, è prevista non prima di un anno, e da qui al prossimo ottobre 2025 può succedere ancora di tutto. Stellantis detiene il 51% di Leapmotor, su cui ha investito 1,5 miliardi, e nelle intenzioni dell’ad Carlos Tavares c’è il tentativo di creare un feeling tra modelli cinesi elettrici competitivi nel prezzo e il complesso mercato europeo.
Tempo fa, nell’epoca pre dazi aggiuntivi, era stata ipotizzata un’opzione italiana per Leapmotor, ma i cinesi avevano subito tirato in ballo i costi di produzione troppo alti. Da parte sua, comunque, il governo si è sempre dichiarato pronto a intervenire con sostegni agli investimenti e lo stesso senior advisor di Byd per l’Europa, l’ex top manager di Fca, Alfredo Altavilla, ha di recente elogiato l’iniziativa in questa direzione di Palazzo Chigi, che però ora si scontra con l’imposizione dei dazi.
Intanto, negli Usa continua l’emorragia di occupati in casa Stellantis. Ai 1.100 dipendenti licenziati della fabbrica Jeep di Toledo (Ohio) si aggiungeranno, a inizio 2025, altri 400 lavoratori, tutti iscritti al sindacato Uaw, presso un magazzino nella parte Est di Detroit. Altri 1.100 tagli erano stati annunciati un mese fa per il sito di Warren, nel Michigan. Resta da capire quale sarà la reazione del rieletto presidente che ha già lanciato un avvertimento all’ad Tavares nel caso volesse trasferire produzioni dagli Usa in Messico. La contromossa sarebbe il via a dazi al 100% sui veicoli importati dal Paese centroamericano.
Un altro
messaggio perentorio, Trump lo ha indirizzato ai big tedeschi dell’auto: o diventeranno «americani», producendo sul territorio Usa, o saranno tassati al 10%. Per Mercedes e Porsche vorrebbe dire 2,4 miliardi di Ebit in meno.