Prevenzione e previdenza. La Silver economy, oltre ad affrontare i temi del welfare (con riferimento agli over 65), porta oggi all’attenzione l’importanza dei servizi finanziari per gli anziani. Per questo ramo di popolazione, che in Italia riguarda il 24,1% del totale, parlare di pianificazione previdenziale significa occuparsi anche di polizze assicurative. L’argomento va anche letto in prospettiva e con lo sguardo al futuro: in questo senso, gli investimenti a lungo termine (azioni, fondi pensione, obbligazioni) sono strumenti fondamentali per accumulare capitale in vista della pensione. All’evento torinese de Il Giornale, la giornalista Hoara Borselli guida una tavola rotonda sull’argomento, con protagonisti Gianluca Vallosio (Head of Products Department Banca Generali), Roberto Arosio (Responsabile Investimenti e Wealth Management di Banca Aletti), Renato Miraglia (Head of Wealth Management & Private Banking UniCredit) e Andrea Lesca (Amministratore Delegato e Direttore Generale Intesa Sanpaolo Insurance Agency).
Gianluca Vallosio interviene sugli investimenti a lungo termine in ottica previdenziale. “Un recente rapporto ha fatto emergere che i giovani associano il concetto di risparmio a quello di tranquillità. Questo fa pensare alla consapevolezza che ci si debba attrezzare per tempo. In Italia la metà delle famiglie risparmia ma non investe, questo significa che c’è tanta liquidità sui conti correnti in un momento di inflazione costante e questo è un costo. A volte questo capita per una bassa conoscenza dei mercati finanziari. Ma investire gradualmente nel lungo termine ripaga”.
La palla passa ad Andrea Lesca, sollecitato da Borselli sulla pianificazione finanziaria. “Siamo di fronte a un’evoluzione della complessità dei sistemi di pianificazione. C’è anche una bassa alfabetizzazione finanziaria in Italia. Il tema previdenziale è più ampio di quello finanziario, perché risponde a un’esigenza forte ed è legato a un tema di previdenza pubblica rispetto al quale fino a qualche tempo fa in pochi si interessavano. Operatori come noi riescono a combinare elementi finanziari e assicurativi a quelli finanziari”.
Ancora Miraglia: “Dal punto di vista matematico, la longevity è un rischio. Il modello classico di consulenza è accumulare patrimonio e poi trasformarlo in rendita dopo il 65 anni. Gli istututi dovrebbero fare consulenza, il tema gestionale complesso è gestire il patrimonio degli attuali over 65, che oggi stanno iniziando a toccare con mano il fatto che passeranno alle future generazioni una ricchezza più bassa di un tempo e dovranno dunque investire. Anche il portafoglio di un over 65 deve avere un profilo di investimento. Questo mette anche in discussione il modello immobiliare per come lo abbiamo culturalmente inteso sinora. C’è una forte cultura di investire in immobili da parte delle famiglie più abbienti ma molti si stanno rendendo conto che il patrimonio immobiliare italiano non sta crescendo come valore”.
Vallosio: “Il ruolo che noi intermediari finanziari abbiamo è fare cultura. Sta mutando sensibilmente la struttura sociale italiana, la vita si allunga ma abbiamo anche meno nascite: i contribuenti sono sempre meno. Il percepito per molti è che la pensione comunque arriverà, ma 2/3 dei lavoratori attivi non hanno alcuna componente di previdenza complementare. Le nuove generazioni però stanno capendo che queste garanzie stanno cambiando e che servono integrazioni”.
Lesca: “L’Ai aiuterà a profilare meglio ma non potrà essere la macchina a far cambiare certi atteggiamenti culturali. Quindi la macchina può aiutare chi poi dovrà interloquire con il risparmiatore per suggerirgli una migliore allocazione delle risorse nel suo interesse. I più giovani sono però sempre più attenti alla prevenzione, anche medica, e sono più sensibili rispetto alle precedenti generazioni. In questo senso l’AI potrebbe anche aiutare le fasce più giovani che stanno dimostrando questa sensibilità”. Arosio sul punto: “I numeri parlano di rilevanti investimenti nell’intelligenza artificiale, ma l’Europa è fanalino di coda in questo. L’AI conterà moltissimo, ma bisogna passare dall’investimento in infrastrutture in strumenti, servizi e prodotti”.
Miraglia: “Da noi il rapporto umano è centrale, l’AI è applicata a supporto del professionista che interagisce con il cliente. La macchina si basa su dati storici. L’algoritmo dà una capacità di elaborazione più rapida, ma le persone resteranno un fattore centrale. Anche i giovani, che sono nati nell’epoca tecnologica, si fidano della persona, come i loro genitori.
I giovani quando entrano in possesso del denaro cercano un consulto e cercano la persona per un aiuto. Poi magari consultano ChatGpt e l’intelligenza artificiale, ma l’essere umano ha un potere di fiducia e di convincimento più forte”.