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Riforma Imu: taglio aliquote e semplificazioni. Ecco cosa cambia


A partire dal prossimo anno l’Imu subirà delle importanti modifiche che porteranno a una semplificazione del sistema di gestione delle aliquote: la nuova misura varata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, che avrà ripercussioni tanto sui contribuenti italiani quanto sulle amministrazioni locali, ha ridotto infatti in modo drastico tali aliquote, portandole da 250mila a sole 128.

L’obiettivo primario di questo “sfoltimento” è quello di definire un pacchetto di norme più uniformi a livello nazionale snellendo il sistema di tassazione locale, che consentiva ai Comuni, in nome dell’autonomia tributaria, di apportare variazioni di ogni genere alle aliquote Imu. I 7.904 Comuni italiani dovranno adeguarsi alla nuova situazione entro il prossimo gennaio 2025: nel caso in cui ciò non dovesse avvenire nei tempi indicati, gli Enti locali saranno obbligati a far pagare ai cittadini le aliquote standard, senza nessun aumento, rischiano di perdere fino a 4,2 miliardi di euro di gettito.

Cosa cambia

Come detto, la novità più importante del decreto firmato dal Mef è l’introduzione di 128 nuove categorie di immobili assoggettabili a Imu. L’abbattimento delle migliaia di diverse casistiche consentirà ai Comuni di gestire l’imposta in maniera più uniforme, semplificando l’applicazione delle aliquote e riducendo gli oneri burocratici per i cittadini.

Le sopra citate categorie, elencate dettagliatamente nell’, includono una vasta gamma di immobili individuati per destinazione d’uso, tra i quali i “residenziali”, che includono prime e seconde case, immobili di lusso e case vacanze, i “commerciali”, come uffici, negozi oppure capannoni, stabili destinati alla “produzione di energia”, nel caso in cui ci si riferisca a impianti fotovoltaici e centrali elettriche, o edifici destinati a finalità “pubbliche/sociali”, tipo ospedali/cliniche e scuole. Individuati questi gruppi, i Comuni potranno varare modifiche delle aliquote esclusivamente all’interno di essi, mantenendo un certo margine di flessibilità solo per precisi casi indicati dal decreto.

I Comuni avranno l’obbligo di adottare le nuove delibere a partire da gennaio 2025: per far ciò dovranno elaborare e inviare il prospetto di approvazione utilizzando una specifica piattaforma dedicata fornita dal Mef sul Portale Federalismo Fiscale. “L’obbligo di redigere la delibera di approvazione delle aliquote dell’Imu tramite l’elaborazione del prospetto, utilizzando l’applicazione informatica di cui all’art.

3, comma 1 decorre dall’anno di imposta 2025″, si legge infatti all’art.2 del Decreto. Nel caso in cui ciò non avvenisse, sarà possibile applicare esclusivamente le aliquote standard senza, quindi, alcun aumento locale.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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