I punti chiave
I punti chiave
Rinviare la pensione conviene: chi rinuncia all’anticipo potrà ricevere in busta paga, senza tasse, la propria quota di contributi versata all’Inps (circa il 9,19% dello stipendio). La manovra 2025 proroga inoltre opzione donna, quota 103 e Ape sociale, e potenzia il bonus contributivo per le madri con quattro figli. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.
Pensione anticipata
Chi sceglie di rimanere al lavoro nonostante abbia già maturato i requisiti per la pensione anticipata o ordinaria può beneficiare di un incentivo economico, noto come bonus Maroni. Questo strumento premia il lavoratore dipendente che decide di proseguire l’attività lavorativa, rinunciando all’accredito dei contributi previdenziali, in cambio di un importo equivalente direttamente erogato in busta paga. Attualmente, le somme ricevute sono soggette a imposizione fiscale, ma non contribuiscono al calcolo della pensione futura. Con la manovra 2025, il bonus verrà ulteriormente potenziato, introducendo una totale esenzione sia fiscale sia contributiva. Questo cambiamento renderà l’incentivo ancora più vantaggioso, aumentando il netto percepito dal lavoratore e favorendo la permanenza in servizio.
Pre-pensionamento
La manovra per il 2025 conferma le uscite anticipate rispetto alle pensioni ordinarie, come quella di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contributi, e la pensione anticipata con 41/42 anni e 10 mesi di contributi. Le novità riguardano la proroga dell’Opzione Donna, riservata alle lavoratrici con 61 anni entro fine 2025, e dell’Ape Sociale, che prevede il pensionamento a 63 anni e 5 mesi. Viene inoltre confermata la Quota 103, che permette di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi, con alcuni limiti sull’importo.
Misure per le lavoratrici mamme
La manovra 2025, inoltre, interviene sulla riforma Dini, che aveva introdotto il regime contributivo per il calcolo delle pensioni, elevando a 16 mesi il periodo massimo di accredito figurativo per le lavoratrici madri. In precedenza, tale accredito era limitato a 12 mesi (4 mesi per figlio, per un massimo di 3 figli).
Con la nuova normativa, il beneficio si estende a chi ha 4 o più figli. Le lavoratrici possono scegliere di usufruire di questo periodo di anticipo pensionistico oppure optare per l’applicazione di un coefficiente più alto, che comporta un calcolo pensionistico basato su un’età maggiore.