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Patuelli: “Stop al bollo. È una patrimoniale”


Il «sacrificio» che la nuova legge di bilancio chiede alle banche per il biennio 2025-2026 non avrà ricadute sui correntisti. «Non mi aspetto un aumento di tariffe e costi dei servizi» per i clienti, ha tagliato corto il presidente Abi, Antonio Patuelli, commentando i provvedimenti della manovra sul differimento delle imposte differite attive (Dta), i cui costi saranno quindi «assorbiti nei conti economici» degli istituti di credito. Nel corso del suo intervento al seminario Abi di Firenze, Patuelli è tornato sulla diatriba sugli extraprofitti: una loro tassazione si sarebbe basata sulla retroattività e quindi in «contrasto con l’articolo 53 della Costituzione che dispone con totale chiarezza delle norme fiscali, cioè che non possono essere retroattive».

Il numero uno dell’associazione dei bancari non ha lesinato parole dure sul ventilato aumento della remunerazione dei conti corrente, indicando provocatoriamente due soluzioni in mano allo Stato: «La prima è remunerare di più i conti correnti postali. La seconda è che lo Stato è proprietario di alcune banche e gli azionisti possono votare un aumento della remunerazione. In Italia c’è la concorrenza e lo Stato può alimentare la concorrenza in questo modo».

Patuelli ha colto la palla per attaccare sul problema della pressione fiscale che grava sui conti correnti, a partire «dall’imposizione patrimoniale che è il bollo». L’imposta sugli interessi e i premi, corrisposta dagli istituti di credito, è passata da 1,08 miliardi nei primi otto mesi del 2023 a 4,29 miliardi quest’anno, ossia il 296,4% in più nelle casse dello Stato. Aspettando di visionare il testo della manovra prima di esprimere un giudizio complessivo, Patuelli fa capire di approvare pienamente l’aumento della tassazione delle plusvalenze sulle criptovalute (dal 26 al 42%).

Intanto, ieri per le banche si è aperta la stagione delle trimestrali in Europa con numeri in chiaroscuro per Deutsche Bank. Nonostante utili e ricavi trimestrali oltre le attese, il raddoppio degli accantonamenti su crediti deteriorati ha allarmato gli investitori, anche se l’ad Cristian Sewing si è affrettato a minimizzare la crescita delle sofferenze come «temporanea». La maggiore banca tedesca si aspetta perdite su crediti per 1,8 miliardi sull’intero anno.

La banca tedesca non si sbottona sulle prospettive di risiko, precisando di non detenere azioni di

Commerzbank. Il direttore finanziario James von Moltke indica la volontà di svolgere un ruolo guida nel consolidamento europeo «ma avevamo bisogno di tempo per essere pienamente pronti e quel momento non è ancora arrivato».


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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