Malgrado i tagli ai tassi di interesse già effettuati le condizioni monetarie nell’Eurozona «rimangono restrittive e richiedono ulteriori riduzioni», ha detto il Governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, nel suo discorso alla Giornata mondiale del risparmio. «Occorre porre attenzione alla fiacchezza dell’economia reale», ha aggiunto Panetta, dal momento che «in assenza di una ripresa sostenuta, si correrebbe il rischio di spingere l’inflazione ben sotto l’obiettivo. Una situazione che la politica monetaria faticherebbe a contrastare e che va evitata», ha detto il Governatore.
Il governatore ha sostanzialmente difeso le prerogative di Unicredit nel tentativo di acquisizione della tedesca Commerzbank. «Il sistema bancario italiano è oggi ben capitalizzato e redditizio. In prospettiva, l’elevata dotazione patrimoniale e la prevedibile riduzione della redditività potranno spingere le banche verso operazioni di concentrazione, anche su base transfrontaliera», ha sottolineato, evidenziando che le barriere frapposte da Berlino nuocciono proprio alla capacità delle banche di generare redditività e, dunque, ricchezza per tutta l’area. «La solidità delle banche beneficerebbe di una maggiore integrazione del mercato bancario a livello europeo, che consentirebbe loro di operare in più paesi, diversificando i rischi e rafforzando l’offerta di servizi a famiglie e imprese. Va completata l’Unione bancaria, istituendo un fondo europeo di garanzia dei depositi e migliorando il sistema di gestione delle crisi bancarie», ha proseguito. «Altrettanto necessaria è la creazione di un mercato dei capitali europeo. La condizione per conseguire questo obiettivo – non l’unica, ma la più importante – è l’introduzione di un titolo europeo privo di rischio, essenziale per lo svolgimento delle principali attività tipiche dei mercati finanziari», ha chiosato.
«La solidità dell’economia reale è la prima tutela del risparmio», ha detto Panetta. «Negli ultimi anni l’economia italiana ha mostrato incoraggianti segni di miglioramento», ha aggiunto. Preoccupano, però, le tendenze di più lungo periodo: i conflitti, la frammentazione del commercio globale, le divisioni in blocchi, la decrescita demografica.
«L’economia globale attraversa ora una fase di incertezza e debolezza», ha evidenziato Panetta. «Secondo il Fondo monetario internazionale il Pil mondiale nel 2025 crescerà poco più del 3%, meno della media dei decenni scorsi – ha proseguito -. L’economia dell’area dell’euro rimane fiacca, pesano i tassi di interesse reali ancora elevati e il venir meno degli stimoli fiscali degli anni scorsi. L’economia italiana ne sta risentendo Ma sono le tendenze di più lungo periodo a preoccupare: i conflitti, la frammentazione del commercio globale, le divisioni in blocchi contrapposti di paesi, un’Europa che patisce la decrescita demografica, accumula ritardi e perde influenza nelle relazioni internazionali. In un tale contesto, l’Unione europea e l’Italia necessitano di profonde riforme».
«In Europa va ritrovata quella comunità di intenti che ha consentito l’adozione del programma Next Generation Eu e che si è poi andata affievolendo, ha detto Panetta. «I campi di intervento sono numerosi – prosegue -. Occorre valorizzare appieno il mercato unico; avviare progetti comuni in innovazione e tecnologia, a partire dalle transizioni digitale ed ecologica; ridurre le dipendenze dall’estero nei settori dell’energia e della difesa; semplificare le norme; creare una capacità fiscale centrale e autonoma; affrontare la sfida demografica – ha precisato il numero uno di Bankitalia -. L’Italia ha una responsabilità importante per dare credibilità al progetto europeo, realizzando gli investimenti e le riforme previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, riducendo l’incidenza del debito pubblico sul prodotto e affrontando con decisione questi nodi irrisolti».
Il flusso annuo di risparmio privato, ha osservato Panetta, «supera oggi i 400 miliardi, un quinto del reddito nazionale ma solo parte di esso finanzia gli investimenti in Italia». Nel quinquennio precedente la pandemia le risorse interne impiegate all’estero erano in media il 2,5% del Pil. «Se fossero state utilizzate per finanziare capitale produttivo in Italia, avrebbero accresciuto gli investimenti di quasi un quinto», ha rimarcato il numero uno di Via Nazionale.
«La finanza non bancaria agevola la diversificazione del
risparmio ed è fonte privilegiata per il finanziamento di progetti innovativi. Occorre però rafforzare e rendere più omogenee tra paesi le norme e le prassi di supervisione sugli intermediari non bancari», ha sottolineato.