Ieri allo Scalo Eventi di Torino, davanti al vicepremier Antonio Tajani e alla platea delle imprese che più rappresentano il momento drammatico dell’industria italiana dell’auto, il caso Stellantis dominava la scena. L’occasione è quella dei primi 75 anni dell’Api, associazione che riunisce quasi 2mila piccole e medie imprese del territorio e che è nata nel 1949, come ha ricordato il suo presidente Fabrizio Cellino (in foto), proprio intorno all’automobile, «quando un pezzo importante della catena di fornitura della più grande locomotiva del territorio, la Fiat, decide di creare un suo sistema di rappresentanza». Allora, ha aggiunto Cellino, i padri fondatori erano solo 17. Oggi i quasi 2mila hanno di fronte a loro una sfida gigantesca, ma anche le opportunità date da un territorio che resta una delle locomotive d’Europa. Come ha detto Carlo Alberto Cardinale Maffè, docente alla Sda Bocconi, nel dibattito della giornata, «bisogna superare i fasti del passato per affrontare il futuro: parliamo di cosa serve all’industria torinese per costruire i prossimi 75 anni». In che direzione: space economy e intelligenza artificiale sono i distretti su cui potrà virare l’automotive valley piemontese. Insieme alle centrali nucleari che, giocoforza, dovranno stare anche in questo territorio. Ma a guardare le facce e a sentire le voci in sala l’operazione appare come una lunga e impervia traversata. Il punto di partenza è difficile.
Cellino lo sintetizza nelle tre parole emerse dall’indagine dell’ufficio studi dell’Api: «Incertezza, affanno, crisi». Il grado di fiducia degli imprenditori cala a -48,3%, i piani di investimento vengono rimandati e continua ad aumentare il ricorso agli ammortizzatori sociali, che entro fine anno coinvolgerà il 27,6% delle imprese. Le previsioni per il secondo semestre 2024 rivedono ulteriormente al ribasso quelle formulate a luglio. I saldi relativi ai livelli attesi di produzione, ordini e fatturato scendono tutti sotto il -50%. La crisi di Stellantis ha messo in ginocchio un territorio industriale a vocazione automotive che ha anche pagato le «scellerate scelte» – così Tajani nel suo intervento di ieri – fatte in Europa.
Ma non è più tempo di piangersi addosso.
Le strade sono due: rivedere la transizione energetica e puntare sul nucleare, per virare sui terreni industriali dello Spazio e del Calcolo. Due impegni con i quali il vicepremier ha strappato i grandi applausi della platea torinese. Ma che andranno anche accompagnati dalla vocazione delle imprese a investire. Come ha sottolineato la responsabile sales and marketing per le imprese di Intesa Sanpaolo, Anna Roscio: alle imprese viene chiesto di investire per avere la banca come partner di lungo periodo.
I tassi, ora più bassi, aiuteranno. Infine l’appello alle istituzioni: “Toglieteci le zavorre e dateci gli strumenti” è la forte richiesta con cui Cellino ha chiuso il compleanno dei 75 anni dell’Api. Certo di poterne festeggiare ancora altrettanti.