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La Cina prepara gli aiuti. Ed è guerra contro Nvidia


Pechino è pronta a fare di più per ridare fiato alla crescita. Questo si tradurrà, per la prima volta negli ultimi 14 anni, in una politica monetaria «adeguatamente allentata» il prossimo anno, stando a quanto emerso da una riunione del Politburo, il massimo organo decisionale del Partito comunista cinese guidato dal presidente Xi Jinping. Un cambio di passo a livello di terminologia, rispetto alla politica monetaria «prudente» o «moderatamente espansiva» degli ultimi tre lustri, che ha fatto scattare gli acquisti in Borsa sui settori maggiormente legati alla Cina, a partire da quello del lusso. Anche se indicazioni puntuali sui target di crescita per il 2025 arriveranno non prima di marzo, le aspettative sono di una conferma dell’obiettivo di espansione del Pil del 5% circa o del 4,5%, anche perché in passato non è mai stato abbassato più dello 0,5 percento.

Gli stimoli già intrapresi, tra cui spiccano ripetuti tagli ai tassi di interesse e regole più flessibili per l’acquisto di immobili, non sembrano avere attenuato le pressioni deflattive e a novembre l’inflazione cinese ha segnato un flebile +0,2% annuo.

L’economia cinese è alle prese con consumi interni decisamente tiepidi a causa della prolungata crisi immobiliare, a cui si sta aggiungendo l’escalation delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, destinata ad accentuarsi una volta che si insedierà alla Casa Bianca. E risulta difficile non collegare alle crescenti tensioni commerciali la decisione dell’Antitrust cinese di aprire un’indagine su Nvidia per una presunta violazione della legge anti-monopolio in relazione all’acquisizione della società israeliana Mellanox Technologies, che risale al 2020 e che Pechino aveva approvato con riserva (ossia a condizione che non venissero discriminate le aziende cinesi).

La decisione di mettere nel mirino Nvidia, in cui titolo ieri è scivolato fino a -3% a Wall Street, si inserisce all’interno della guerra dei chip e arriva esattamente una settimana dopo che Washington ha annunciato che impedirà al colosso statunitense dei chip per l’intelligenza artificiale di vendere i suoi semiconduttori più avanzati alle aziende del Dragone, minando di fatto la loro

capacità di sviluppare servizi legati all’AI. Un problema non da poco per la stessa Nvidia in quanto il gruppo guidato da Jensen Huang nell’ultimo trimestre ha visto oltre il 15% del proprio fatturato dipendere dalla Cina.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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