Capeggia il nome di Marco Bizzarri, ex numero uno di Gucci, nella squadra messa insieme da Augusto Balestra (foto) per attirare l’interesse di grandi investitori a supporto del tessuto imprenditoriale italiano. Il fondo Faro Alternative Investments, presentato ieri in Borsa Italiana a una platea di circa 500 investitori, mira a raccogliere oltre 1 miliardo di euro entro il 2026 con i quali andare a caccia di opportunità in Italia e non solo. Il fondo di private equity, costituito ad aprile, ha già raccolto quasi 150 milioni tra investitori privati e family office e buona parte sono già stati investiti; adesso l’obiettivo è accelerare la raccolta allargando il raggio d’azione a investitori istituzionali. Balestra, ceo di Faro Value, lead advisor di Faro Alternative Investments, ha anticipato che sono in atto cinque due diligence con importanti investitori istituzionali italiani ed esteri. «Siamo imprenditori che hanno deciso di investire supportando le pmi italiane. È un progetto ambizioso con un forte potenziale di sviluppo internazionale grazie a un ecosistema capace di aggregare competenze verticali e diversificate in un’unica piattaforma», ha detto Balestra, spiegando che il progetto Faro è in continuità con quanto fatto con Orienta Capital Partners, di cui è socio fondatore e che ha fatto in questi anni 25 investimenti con delle exit mediamente otto volte l’investito. Il fondo di investimenti alternativi vanta già tre comparti: uno dedicato all’economia reale, uno al lusso e uno all’innovazione; un quarto comparto, destinato al mercato dei capitali, è in fase di costituzione e si focalizzerà su aziende già quotate o prossime alla quotazione.
Nel lusso la società di advisory è la Forel guidata da Bizzarri. «L’upside potenziale è gigantesco in questo ambito e nello scegliere le società target guardiamo ad attrattività del brand e capacità narrativa.
C’è una parte emotiva che è molto più forte dei dati finanziati puri», ha tagliato corto il merchant banker che ha bollato l’attuale crisi del lusso come «un problema di offerta e non di domanda», criticando le politiche di prezzo che si sono spinte troppo in alto.