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Eni si fa la sua gigafactory. Profitti a quota 1,3 miliardi


Le dismissioni e il piano di valorizzazione dei business satellitari sostengono i conti del terzo trimestre di Eni che annuncia, in parallelo, molte novità sul fronte del business: dalla trasformazione per 2 miliardi della chimica a una gigafactory per batterie di accumulo.

Nell’ambito del rilancio della chimica, Eni ha annunciato la costituzione di una nuova fabbrica di batterie di accumulo a servizio delle rinnovabili che sorgerà a Brindisi in tandem con il gruppo Seri Industrial. L’obiettivo è quello di ridurre drasticamente l’esposizione di Versalis alla chimica di base, settore che versa in una crisi strutturale e irreversibile: tra i progetti, oltre a quello delle batterie, nuovi impianti industriali coerenti con la transizione energetica e siti per la bioraffinzione.

Sempre sul fronte del business, il chief transition and financial officer Francesco Gattei ha annunciato che Eni potrebbe vendere un’ulteriore quota di Enilive, «all’estremità inferiore di un range tra il 5 e il 10%», dopo aver appena ceduto al fondo americano Kkr il 25% della società dei biocarburanti per 3 miliardi.

Guardando al bilancio, nonostante il segno meno su alcune voci causato dalla normalizzazione dei prezzi di gas e petrolio, i numeri di Eni illustrati ieri dall’amministratore delegato Claudio Descalzi sono risultati sopra le attese degli analisti. L’utile netto adjusted nel terzo trimestre è sceso del 30% a 1,3 miliardi, mentre nei nove mesi il valore è di 4,3 miliardi, da 6,7 miliardi. L’utile operativo è di 3,4 miliardi, in calo del 14%, e la produzione ha registrato una crescita (+2%) a 1,661 milioni di barili al giorno. Con il petrolio rivisto al ribasso da 86 a 83 dollari al barile e un dollaro più debole, Eni ha adeguato le stime di gruppo per fine anno: l’ebit proforma adjusted scende a 14 miliardi rispetto ai 15 indicati in precedenza, e il free cash flow operativo a 13,5 miliardi, dagli oltre 14 attesi.

Frenata per Enilive e Plenitude con la prima che ha conseguito un utile operativo proforma adjusted di 180 milioni sostenuto dalla performance del marketing. Plenitude, dal canto suo, ha ottenuto un utile operativo proforma adjusted di 130 milioni, in lieve riduzione rispetto al trimestre 2023, per effetto della contrazione delle vendite di gas che riflettono il trend della domanda. Solido il livello produttivo (+2% rispetto al 2023), nonostante le manutenzioni nel Mare del Nord, gli uragani nel Golfo del Messico, i disinvestimenti e la minore attività in Libia.

«Abbiamo aumentato la produzione upstream e nel contempo stiamo investendo nella successiva fase di crescita, per esempio in Indonesia», ha commentato l’ad che ha accelerato il buyback per il 2024 da 1,6 miliardi a 2 miliardi.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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