La riforma della giustizia italiana è al centro di un cambiamento significativo, volto a rendere i processi più rapidi e semplici sia in ambito penale, sia civile e tributario. Francesco Paolo Sisto, vice ministro della Giustizia, intervenendo al Cnpr forum speciale, ha descritto i progressi raggiunti. «Abbiamo ridotto i tempi nel civile del 20%, rispetto a un target del 40%, e nel penale del 29%, superando i limiti imposti dall’Europa. Un risultato che è stato riconosciuto positivamente dalla Commissione europea, nota per la sua severità».
Sisto ha definito questa riforma «una rivoluzione per le professioni», sottolineando l’importanza dell’affidabilità soggettiva, un elemento psicologico che rende il professionista un garante del rispetto delle regole da parte dei privati. Ha poi evidenziato come, grazie alla composizione negoziata della crisi d’impresa, i professionisti abbiano acquisito un ruolo strategico come ponte tra pubblico e privato, superando la tradizionale dicotomia tra pubblico buono e privato cattivo.
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti, ha messo in luce l’importanza del contributo dei professionisti nella riforma. «I commercialisti e gli esperti contabili non si occupano solo di fisco. Le nostre competenze ci permettono di affiancare la magistratura come consulenti e di contribuire alla digitalizzazione del sistema giudiziario. Inoltre, il nostro ruolo di mediatori deve essere ulteriormente valorizzato per favorire soluzioni stragiudiziali delle controversie, soddisfacendo pienamente tutte le parti coinvolte».
Cuchel ha sottolineato come la riforma offra nuove opportunità per rafforzare il contributo dei professionisti alla giustizia, garantendo una maggiore equità. Ha inoltre posto l’accento sull’importanza della composizione negoziata della crisi d’impresa, uno strumento che consente ai commercialisti di agire preventivamente, evitando i fallimenti e promuovendo la continuità aziendale.
Le conclusioni del dibattito sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili, che ha ribadito il ruolo cruciale dei commercialisti come ausiliari di giustizia, evidenziando che senza il loro contributo le riforme del codice della crisi d’impresa non potrebbero funzionare. «Con tre importanti correttivi al codice della crisi, i commercialisti – ha rimarcato Longoni – hanno assunto responsabilità chiave come gestori, esperti attestatori e curatori nelle procedure di liquidazione.
Inoltre, nella revisione dei procedimenti giudiziari per la riduzione dei tempi, possono svolgere un ruolo centrale attraverso mediazione e arbitrato, ambiti in cui la loro capacità conciliativa si dimostra superiore rispetto ad altre categorie professionali».