Scende ancora il tasso d’interesse applicato ai nuovi mutui nel mese di ottobre. Secondo quanto rilevano i dati di Bankitalia, infatti, il tasso Taeg (comprensivo di interessi e spese accessorie) è stato in media offerto al 3,74% (dal 3,82% del mese precedente) e in calo di oltre un punto rispetto al 4,82% di un anno fa. Si tratta della conseguenza diretta dei tre tagli ai tassi d’interesse finora apportati dalla Banca centrale europea che ha ridotto il costo del denaro di un quarto di punto a giugno, settembre e ottobre. L’aspettativa per domani, quando si terrà una nuova riunione di politica monetaria, è che l’istituto presdieduto da Christine Lagarde (in foto) ridurrà i tassi di un altro quarto di punto e questo, verosimilmente, andrà a diminuire ulteriormente i costi dei nuovi mutui in futuro.
Intanto la pressione sulla Bce per apportare sforbiciate più aggressive arriva anche dal Capo economista di S&P per l’area Ema: «La fiducia rimane sorprendentemente bassa nell’eurozona», afferma Sylvain Broyer, «la Bce deve reagire e accelerare il ritmo dei tagli dei tassi». Per S&P occorre, pertanto, effettuare subito un taglio di 25 punti base e impegnarsi a procedere con ulteriori tagli consecutivi. Ancora più netto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini: andare avanti con «decrementi dello 0,25, come vedremo giovedì, non è abbastanza. Serve coraggio. Ci aspettiamo che a metà del prossimo anno il costo del denaro non sia più di 1,5%, 1,7%».
Tornando ai dati dell’istituto guidato da Fabio Panetta, invece, si rileva che i tassi applicati sui nuovi prestiti alle imprese sono calati al 4,73% dal 4,9% di settembre. Un dato che, tuttavia, non ha impedito una nuova frenata per i finanziamenti bancari alle imprese non finanziarie che sono diminuiti del 3,1% annuo (-2,4% il mese precedente). I prestiti alle famiglie, invece, si sono ridotti dello 0,2% annuo contro lo 0,4% segnalato in settembre. In generale, i prestiti al settore privato sono calati dell’1,1 percento.
Tra gli altri dati interessanti, merita menzione che, nel corso del 2023, la spesa di gestione dei conti correnti è stata di 100,7 euro, circa 3,3 euro in meno rispetto all’anno prima. Si tratta della prima diminuzione dopo sette aumenti consecutivi. Il dato comprende sia le spese fisse di tenuta di un conto (per esempio, il canone), sia quelle variabili (le commissioni sulle operazioni). Da questo punto di vista «la diminuzione – spiega Bankitalia – è attribuibile per l’80% alle spese fisse e per la parte restante alle spese variabili».
Vale a dire che si sono applicati costi più bassi, ma si è registrata anche una diminuzione dell’operatività sui conti forse indice di una frenata dell’economia. Infine, la spesa di gestione dei conti online, quindi non riferibili a sportelli bancari, è diminuita di 4,8 euro, attestandosi a quota 28,9 euro.